Festa di tutti i santi
Ap 7,2-4.9-14; Sal 24(23); 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a | «Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme che è nostra madre, dove l’assemblea dei fratelli glorifica in eterno il tuo nome». Così canta il prefazio della festa di tutti i Santi. «Santo» vuol dire “separato”: i santi formano un popolo separato da coloro che si lasciano sedurre dalla guerra e dalla violenza. Un popolo chiamato a gridare ovunque la pace. Come a rendere presente già da ora la Gerusalemme del cielo. La santità non è una buona o meno buona qualità morale, la santità è anzitutto una dimensione storica, è la realtà di essere separati dal potere del male, del peccato, della violenza distruttrice. La santità non è una via individuale né un premio per meriti acquisiti. La santità è essere figli di questa madre, membri di questa santa Fa-miglia, partecipi della vita di questo popolo che è la Chiesa. Non una parentesi della propria esistenza, ma il re-stare nella…
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2 Novembre
Is 25,6a.7-9; Sal 25(24); Rm 8,14-23; Mt 25,31-46 | L’apostolo Paolo ci invita a contemplare il futuro riservato ai figli di Dio: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi… E se siamo figli siamo anche eredi», scrive ai romani. E aggiunge: «Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi». La memoria di oggi schiude ai nostri occhi uno spiraglio di questa «gloria futura». Per noi che siamo ancora sulla terra, questa gloria dovrà venire; per i morti che hanno creduto nel Signore invece è già svelata. Essi abitano su quel monte alto ove il Signore ha preparato un banchetto per tutti i popoli. E su quel monte, il velo «che copre la faccia», ossia l’indifferenza che ci fa ripiegare su noi stessi, è stato strappato: i loro occhi contemplano il volto di Dio. Nessuno di loro versa più lacrime di tristezza, come scrive…
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Il destino del popolo eletto
Romani 11,29-36 | Paolo continua ad interrogarsi sul ruolo di Israele nel disegno salvifico di Dio. Come scrive alla comunità di Roma, c’è una «profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» che si deve sempre imparare a cogliere. Troppe volte anche noi rimaniamo sulla superficie del messaggio che le Scritture comunicano. E per comprendere questa profondità bisogna sempre partire da sé, e l’apostolo ricorda come c’è sempre una disobbedienza davanti alla Parola di Dio che unisce tutti gli uomini, ebrei e pagani. Ogni uomo e ogni donna in realtà ne fa esperienza, e proprio sperimentando questa lontananza dalla sua Parola, siamo richiamati a provare il bisogno della misericordia di Dio che prevale su ogni forma di disobbedienza o distanza. Essere rinchiusi “tutti nella disobbedienza”, è l’occasione di cambiare in profondità: come c’è una comune prigionia del peccato, c’è un comune destino di liberazione. Siamo tutti peccatori bisognosi…
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Umiltà e carità nella comunità
Romani 12,5-16a | Con il capitolo 12 inizia la sezione più esortativa della lettera concepita come diretta conseguenza della precedente argomentazione. L’apostolo esplicita ciò che è richiesto ai credenti in forza della giustizia rivelata. Il brano che abbiamo letto comprende esortazioni riguardanti sia i rapporti all’interno della comunità cristiana, in cui tra l’altro è ripresa la celebre immagine del corpo come nella Prima lettera ai Corinzi (12,12-27), sia le relazioni con il mondo esterno che già manifesta ostilità e prime forme di persecuzione. «Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione», scrive l’apostolo, «così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli al-tri». In un corpo la pluralità delle membra non si oppone all’unità e alla funzionalità del corpo, anzi, ne è al ser-vizio. Così è nella Chiesa e in ogni comunità…
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Debitori dell’amore
Romani 13,8-10 | Noi tutti siamo debitori di amore verso gli altri. È a dire che gli altri hanno diritto al nostro amore, alla nostra attenzione, alla nostra vicinanza. Questa verità rappresenta la sconfitta radicale della filautìa, di quell’amore per se stessi che sta alla radice di ogni peccato. E questo debito non si può mai estinguere. Così come non scompare il dritto degli altri al nostro amore. Dopo l’esempio di Gesù che ha amato gli uomini sino a dare la sua stessa vita per la loro salvezza, anche il discepolo non può distanziarsi da questo atteggiamento del maestro. Per questo l’apostolo può parlare di debito dell’amore. L’amore cristiano ha questa esigenza di gratuità e di totalità verso tutti. Ed è ovvio che tale radicalità non nasce da noi, non è il frutto del nostro impegno: è un amore che possiamo solo ricevere dall’alto. E praticando questo amore compiamo quel «sacrificio vivente», al quale Paolo ha appena esortato. L’urgenza dell’amore è…
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Non vivere per se stessi
Romani 14,7-12 | Questa pagina della Lettera è incentrata sull’attenzione da avere verso i “deboli” della comunità, ossia verso coloro la cui fede non è ancora salda e si fanno scrupoli religiosi sui cibi da mangiare. Certo, vi erano – a Roma come a Corinto – i “forti”, ossia coloro che si ritenevano liberi da ogni legame della tradizione e i “deboli”, quelli che ancora vivevano secondo norme legate all’ambiente giudeo-cristiano. La disputa si concentrava soprattutto sulla questione della purità o meno del cibo. In verità, la gravità della situazione consisteva nelle forti accuse reciproche che i due gruppi si rivolgevano l’uno contro l’altro. Paolo ha parole severe per coloro che giudicano e disprezzano gli altri. Costoro, infatti, indeboliscono la comunità, non amando ciò che edifica, dissipando così l’energia della comunione. L’apostolo richiama i cristiani al primato della fraternità e della comunione: i discepoli sono chiamati anzitutto a…
Non vivere per se stessi
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Il ministero di Paolo
Romani 15,14-21 | Con queste parole rivolte ai cristiani di Roma l’apostolo sembra voler ricordare all’intera Chiesa e a tutte le comunità cristiane il compito della nuova comunicazione del Vangelo, sia nelle terre già da tempo cristiane sia in quelle ove il Vangelo è giunto da poco. La missione della Chiesa possiamo dire che è ancora agli inizi. È agli ini-zi per noi cristiani di antica evangelizzazione perché ci sono molte pagine del Vangelo che dobbiamo comprendere nel loro senso profondo, come le pagine della pace e dell’amore per i nemici. La concentrazione su temi e problemi organizzativi rischia talora di distoglierci dal primato della comunicazione del Vangelo che era il vero “onore” di Paolo e che deve divenire “l’onore” della Chiesa di oggi. In effetti ci sono tante parti della terra, penso alla grande Asia, ove il Vangelo deve essere ancora annunciato. È una delle grandi sfide che i cristiani di oggi debbono raccogliere anche da questa Lettera di Paolo…
Il ministero di Paolo
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Raccomandazioni alla comunità
Romani 16,3-9.16.22-27 | quella comunione concreta che Paolo ha evidenziato nell’ultima parte della lettera. Il lungo elenco di nomi sta a significare l’alto numero di amici che l’apostolo aveva. Pur non essendo mai stato a Roma, conosce molti membri di quella comunità. Sappiamo che aveva incontrato Aquila e Priscilla a Corinto, a seguito dell’editto di Claudio (che decretò l’espulsione da Roma degli ebrei o di parte di essi), evidentemente non più in vigore al tempo della scrittura della lettera. Non sappiamo in quali circostanze l’apostolo abbia conosciuto le altre persone, ma la loro men-zione gli serve per farsi ulteriormente benvolere presso una comunità non fondata da lui, ma alla quale mostra di essere legato da particolari vincoli di comunione. In effetti, emergono qui l’importanza della fraternità nella vita della Chiesa e la varietà dei modi con cui si intrecciano le amicizie. La storia della fraternità cristiana non è mai una storia di masse anonime.…
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Festa della dedicazione della basilica Lateranense
Ez 47,1-2.8-9.12; Sal 46(45); 1Cor 3,9c-11,16-17; Gv 2,13-22 | Oggi la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della Basilica dei santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, a Roma, chiamata anche la “madre” di tutte le Chiese nel mondo. È una festa che ci riporta alle origini della Chiesa e ci ricorda il valore e il sen-so di ogni luogo sacro, luogo di preghiera e di incontro con il Signore. Nella liturgia le chiese vengono “dedicate” al Signore, sono cioè luoghi che non dedichiamo a noi stessi o al nostro protagonismo, e per questo rimangono luoghi di libertà e di umanità nel mondo. Gesù aveva molto chiaro che il tempio di Gerusalemme era dedicato al Padre, a Dio, e non ai commerci umani; per questo volle proteggere quello spazio e lo fece con forza e decisione, tanto che i discepoli riconobbero nel suo gesto di scacciare i venditori e i cambiavalute le parole del salmo: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Questa festa ci ricorda che il Signore ha fatto…
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«Amate la giustizia voi giudici della terra»
Sapienza 1,1-7 | Il libro della Sapienza inizia con una esortazione che appare come la chiave di volta dell’intero messaggio: «Amate la giustizia, voi giudici della terra». L’autore, un uomo pieno di fede nel «Dio dei padri», che appartiene forse alla fiorente comunità ebraica di Alessandria, fonda questo invito su Dio stesso. L’autore si rivolge ai suoi correligionari per ribadire l’autentica tradizione dei padri, insidiata da correnti che potevano inquinarla. Ini-zia affermando che chi ama la giustizia si pone sullo stesso piano dell’agire di Dio che è giustizia lui stesso e che la pratica nei rapporti con gli uomini. La ricerca della giustizia, pertanto, è il compito che il libro della Sapienza affida ai suoi lettori. Solo nella ricerca della giustizia, come Dio fa, si può comprendere la complessità della sto-ria e non essere travolti dal male. Una vita secondo giustizia lascia aperta la porta alla sapienza divina, quella parola che guida i pensieri e le azioni,…
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Sorte dei giusti minacciata
Sapienza 2,23–3,9 | Perché vivere nella giustizia se la sorte dei giusti sembra minacciata e la loro vita troncata dalla violenza? È la grande domanda del libro della Sapienza, che in parte aveva tormentato anche Giobbe: perché i malvagi prosperano e i giusti soccombono? È l’interrogativo che spesso affiora anche nel nostro cuore: perché affannarsi tanto per compiere il bene, per non permettere all’ingiustizia del mondo di prevalere, al male di sconfiggere il bene? «Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà»: ecco la risposta sapiente dell’autore del libro. Quanti giusti sono morti per compiere il bene, per non rinunciare a vivere nell’amore! Una vita spesa nell’amore non è una vita sprecata, ma guadagnata per la vita eterna. Forse agli occhi degli uomini le sofferenze e le tribolazioni che si sono abbattute su di loro sono apparse come una sciagura. Eppure, anche se la loro vita è stata breve, essi risplenderanno nel giorno…
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Ricercare la sapienza
Sapienza 6,1-11 | La vita del giusto, incoronato con il diadema regale, è un modello da imitare soprattutto per coloro che hanno responsabilità di governo. L’invito divino verso costoro è pieno di sollecitudine. A loro viene chiesto ciò che il Signore vuole da tutti, ossia la ricerca della sapienza e della Parola di Dio: «Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti». La Parola di Dio istruisce, insegna la via del bene e della giustizia. Per questo tutti, anche i forti e i re, sono chiamati a cercarla e a desiderarla. La Parola di Dio è per tutti, anche per i governanti. Essa dona un modo sapiente di interpretare la storia, aiuta a scrutare i segni dei tempi e ad avere visioni oltre i ristretti orizzonti abituali. La Bibbia, attribuendo l’origine del potere umano a Dio, non intende stabilire una teocrazia, quanto ricordare che nessuno è detentore assoluto del potere. Tutti sono sottomessi a Dio; da lui, in-fatti, ricevono vita e forza. Ogni…
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Elogio della sapienza
Sapienza 7,22–8,1 | La sapienza è un dono che si riceve da Dio. Per questo Salomone sente la libertà e la gioia di poterla a sua volta donare, perché arricchisca anche la vita degli altri. È la libertà che possiede chi riconosce i doni di Dio nella sua vita, soprattutto il dono prezioso di una parola che rende sapienti e che diventa comunicativa. Coloro che la possiedono si attirano l’amicizia di Dio, entrano in un rapporto di intimità con lui e ricevono da lui orienta-mento. La sapienza di cui ci parla Salomone insegna a comprendere la realtà nel profondo, in maniera spirituale, non fermandosi solo all’apparenza delle cose che si vedono: «Egli stesso mi ha concesso la conoscenza autentica delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza dei suoi elementi». Non si tratta tanto di una conoscenza scientifica, quanto di una conoscenza che scende nel cuore della storia e che sfugge alla logica del sa-pere tecnico. Nella sapienza soffia quello che per i credenti…
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L’idolatria
Sapienza 13,1-9 | Comincia in questo capitolo un lungo processo all’idolatria, quasi per motivare come mai Dio dovette intervenire contro gli egiziani. Sembra che l’autore del libro voglia riflettere di nuovo su quanto narrato nei primi capi-toli del libro dell’Esodo, insistendo sul fatto che quanto Dio fece contro l’Egitto era giustificato, ma che questo non era un castigo definitivo. In un mondo pluralista e colto, nel quale viene scritto il libro della Sapienza, il te-sto vuole evidenziare il pericolo degli idoli, di cui era popolato il mondo ellenista, e nello stesso tempo riaffermare la misericordia divina, che non smette di offrire anche ai nemici del suo popolo la possibilità di ascoltare la sua parola e di ravvedersi. Il testo descrive la stoltezza di coloro che fabbricano gli idoli e poi li venerano. Seguendo quanto afferma il Salmo 115, l’autore vuole mostrare l’inutilità degli idoli, costruiti dalle mani dell’uomo e per questo morti già nel loro nascere.…
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I prodigi di Dio
Sapienza 18,14-16; 19,6-9 | L’autore ha celebrato i prodigi di Dio nei confronti del suo popolo per liberarlo dalla schiavitù dell’Egitto. Tutto è decritto come un capovolgimento della creazione, che manifesta nel suo mutamento la potenza di Dio che viene a salvare il suo popolo. Niente è impossibile a Dio. Gli elementi cambiano davanti a lui che è il Signore dell’universo. Le parole della Sapienza ci suggeriscono con insistenza di affidare al Signore la nostra vita: egli, infatti, ci aiuterà a trovare la saggezza che ci permetterà di comprendere la via del bene e di gioire della sua presenza in mezzo a noi. Di fronte ai mutamenti profondi che hanno reso ancor più complessa e incerta la società planetaria, di fronte agli sconvolgimenti anche ecologici che interessano l’intero pianeta, la Sapienza ci sottolinea la presenza di Dio come fonte di speranza. Il passaggio del mare è il compimento della Pasqua, è il passaggio nelle acque del battesimo che hanno generato in…
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XXXIII del tempo ordinario
Mal 3,19-20a; Sal 98 (97); 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19 |
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Il regno di Antioco Epifane
1Maccabei 1,10-15.41-43.54-57.62-64 | La narrazione del Primo libro dei Maccabei – che comprende la storia di Israele dal 167 al 134 a.C. – si apre con un brevissimo riassunto storico che accenna ad Alessandro il Macedone (Alessandro Magno) che ormai aveva esteso l’Impero in tutto l’Oriente, «fino all’estremità della terra». Egli, per amalgamare in un’unica civiltà i diversi popoli, stabilì la lingua greca come lingua ufficiale dell’Impero. E ordinò che sorgessero ovunque centri di cultura ellenistica, sia costruendo nuove città sia riorganizzando le esistenti sul modello delle città greche. L’ellenismo ebbe nei teatri e nei ginnasi i luoghi per diffondere, assieme ai templi, le divinità greche. L’autore per descrivere la forza egemone anche culturalmente di Alessandro nota che «la terra ammutolì davanti a lui». Ma l’orgoglio per tale enorme potere si impadronì del cuore del re. E giunse la punizione divina: il re cadde ma-lato e morì. Prima, però,…
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Il martirio di Eleazaro, anziano scriba
2 Maccabei 6,18-31 | Eleazaro è un anziano scriba, fedele alla Legge del Signore. Per questo rompere il divieto di mangiare carne suina, prescritto dal codice di purità, come riporta il libro del Levitico (11,7-8), per lui significa allontanarsi dalla fede per aderire a pratiche idolatriche. Perciò, piuttosto che obbedire all’ordine del re di violare un comandamento della Legge, preferisce la morte. Si iscrive così nella schiera dei credenti martiri, di coloro cioè che amano Dio più della loro stessa vita. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto in Eleazaro un protomartire, prima della venuta di Cristo, un po’ come sarà il diacono Stefano per i martiri cristiani. Eleazaro nel suo discorso rende manifesta la convinzione di voler morire in modo degno della sua età al fine di lasciare ai giovani un esempio: «Perciò abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio» (v. 27). Dalle sue parole traspare certo la…
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Il martirio dei sette fratelli
Prima Lettura 2Sam 7,4-5a.12-14a.16 | Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: "Va' e di' al mio servo Davide: Così dice il Signore: 'Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d'uomo e con percosse di figli d'uomo. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre.'"
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La prova del sacrificio
1Maccabei 2,15-29 | Gli emissari del re Antioco raggiunsero Modin, la città dove Mattatia si era rifugiato e, consapevoli dell’autorevolezza di Mattatia, lo invitarono a sacrificare agli idoli pagani perché desse in questo modo l’esempio e tutto il popolo si convincesse ad accettare il nuovo culto pagano. Gli offrirono anche il titolo di «amico del re», come pure dei doni in argento, oro e porpora. La subdola proposta fa emergere il pericolo che da sempre rappresenta la tentazione del potere e delle ricchezze. Di fronte a tale proposta che comportava però l’apostasia da Dio, Mattatia rispose con sdegno: «Anche se tutti i popoli che sono sotto il dominio del re lo ascoltassero e ognuno abbandonasse la religione dei propri padri e volessero tutti aderire alle sue richieste, io, i miei figli e i miei fratelli cammineremmo nell’alleanza dei nostri padri». Mattatia rivendica questa alleanza con Dio con forte determinazione. Ed è a tal punto alto il suo sdegno per quanto…
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I veri parenti di Gesù
Matteo 12,46-50 | La festa della Presentazione di Maria al tempio è legata alla dedicazione della chiesa di Santa Maria Nuova costruita presso il tempio di Gerusalemme nell’anno 453. Maria, la Theotókos (Madre di Dio), è il vero tempio in cui si offre l’unico sacrificio gradito a Dio. Con questa memoria si accoglie la tradizione dell’apocrifo Proto-vangelo di Giacomo che narra la consacrazione a Dio di Maria adolescente. L’evangelista Matteo ci riporta una scena evangelica che può richiamarci all’urgenza di porsi alla scuola di Gesù. È una pagina che può sembrare dura verso la Madre di Gesù, in verità è la via che Maria ha seguito da sempre. Si narra che Gesù sta in una casa e molti sono accalcati attorno a lui per ascoltarlo. Giunti i suoi parenti, con la madre, lo mandano a chiamare. I parenti «stanno fuori», scrive l’evangelista, dando ovviamente un’indicazione non solo spaziale. Solo quelli che «stanno dentro» e ascoltano la sua parola, dice Gesù, sono…
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Le sconfitte e la morte di Antioco
1Maccabei 6,1-13 | Durante la sua campagna contro la Persia, Antioco ricevette le notizie sulle numerose sconfitte subite da parte degli ebrei i quali non solo avevano umiliato il suo esercito, ma anche riconquistato Gerusalemme e restaurato il tempio. Il re fu amaramente colpito da queste notizie: egli – nota l’autore – non solo si spaventò ma cadde addirittura malato e in depressione. L’autore per tre volte sottolinea gli stati d’animo del re aggiungendo l’aggettivo «grande»: grande tristezza, grande depressione, grande dolore. Le cocenti sconfitte portarono il re a riflettere sul suo passato. E giunse – in una sorta di confessione dei peccati – a riconoscere le cause dei suoi mali, ossia il saccheggio del tempio da lui compiuto e i massacri ordinati da un suo emissario. In verità, all’origine di tutto vi era la bramosia delle ricchezze che lo aveva portato a compiere azioni malvagie. La ricchezza corrompe il cuore sia di chi è credente sia di chi non lo è. In…
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Festa di Cristo Re dell’universo
2Sam 5,1-3; Sal 122 (121); Col 1,12-20; Lc 23,35-43 |
Festa di Cristo Re dell’universo
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Il popolo ebraico nel difficile confronto con il grande mondo
Daniele 1,1-6.8-20 | La liturgia, in questa ultima settimana dell’anno liturgico, ci fa ascoltare alcuni brani tratti dal libro di Daniele che per il suo carattere escatologico ci aiuta a contemplare il mistero finale della storia. La notazione dell’assedio di Gerusalemme da parte del re babilonese, Nabucodonosor, vuole sottolineare la nuova situazione in cui si trova il popolo ebraico, ossia il confronto difficile con il grande mondo che lo circonda. La citazione delle due città, Babilonia e Gerusalemme, è emblematica del confronto. L’intento non è tanto la descrizione storica quanto l’evidenziare che è comunque Dio che guida la storia del suo popolo anche quando è chiamato a mettersi in rapporto con il mondo esterno. Anche la scelta di individuare quattro giovani ebrei di stirpe nobile, i più belli e intelligenti tra tutti, perché stiano a Babilonia e siano istruiti alla corte del re, è determinata dalla volontà di Dio. Essi, da parte loro, non tradiscono la legge…
Il popolo ebraico nel difficile confronto con il grande mondo
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