L’idolatria
L’idolatria
M Mons. Vincenzo Paglia
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Sapienza 13,1-9 | Comincia in questo capitolo un lungo processo all’idolatria, quasi per motivare come mai Dio dovette intervenire contro gli egiziani. Sembra che l’autore del libro voglia riflettere di nuovo su quanto narrato nei primi capi-toli del libro dell’Esodo, insistendo sul fatto che quanto Dio fece contro l’Egitto era giustificato, ma che questo non era un castigo definitivo. In un mondo pluralista e colto, nel quale viene scritto il libro della Sapienza, il te-sto vuole evidenziare il pericolo degli idoli, di cui era popolato il mondo ellenista, e nello stesso tempo riaffermare la misericordia divina, che non smette di offrire anche ai nemici del suo popolo la possibilità di ascoltare la sua parola e di ravvedersi. Il testo descrive la stoltezza di coloro che fabbricano gli idoli e poi li venerano. Seguendo quanto afferma il Salmo 115, l’autore vuole mostrare l’inutilità degli idoli, costruiti dalle mani dell’uomo e per questo morti già nel loro nascere. Oggi molti altri sono gli idoli costruiti dalle mani dell’uomo che non solo veneriamo, ma per i quali offriamo talora anche la stessa vita. Basti pensare agli idoli della ricchezza o della forza, del consumo o del benessere, della bellezza o della salute, del lavoro o del successo. Di fronte a queste nuove idolatrie la Parola di Dio non tace, anzi diventa severa. E tuttavia essa non condanna in modo de-finitivo chi si lascia schiavizzare da questi nuovi idoli. L’autore sacro ne mostra la misericordia: «Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi facilmente s’ingannano cercando Dio e volendolo trovare».