Festa di Cristo Re dell’universo
Festa di Cristo Re dell’universo
M Mons. Vincenzo Paglia
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2Sam 5,1-3; Sal 122 (121); Col 1,12-20; Lc 23,35-43 |

Con questa domenica si chiude l’anno liturgico, un anno che non nasce dalle misurazioni degli uomini e dalle loro scadenze, ma da quelle di Dio. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla liturgia, sottolinea che l’anno liturgico è Cristo stesso. I credenti, infatti, nel corso di questo tempo sono come presi per mano, di giorno in giorno, di domenica in domenica, dall’Avvento sino alla festa di Cristo Re e accompagnati nella contemplazione del mistero della storia di amore di Dio per gli uomini. E nel celebrare le memorie del Signore, la santa liturgia ci rende partecipi del mistero di salvezza che si celebra. Ce lo ricorda l’apostolo Paolo nella Lettera ai Colossesi che abbiamo letto. Il Signore – scrive l’apostolo – «ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati» (Col 1,13). Sì, noi siamo dei “trasferiti”, degli “emigrati” da questo mondo, dove regnano le tenebre e il male, verso un altro mondo, ove regna il Signore Gesù e il suo amore. Certo, è un mondo “altro” da quello ove la potenza distruttrice del male continua a mietere vittime. Pilato chiede a Gesù: «Dunque tu sei re?» e si sentì rispondere: «Tu lo dici, io sono re». E Gesù aggiunse subito: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo». Gesù è venuto per essere re. È un’affermazione nello stesso tempo solenne e drammatica, perché porterà Gesù sino alla condanna a morte sulla croce. Pilato volle che questa condanna fosse scritta su una tavoletta da affiggere sulla croce: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».

Certo, Gesù agli occhi degli uomini appare come uno strano re: ha per trono una croce e per corte due ladri crocifissi con lui e poche donne con un solo giovane che, addolorati, si stringono sotto quel patibolo. Ma è l’immagine che segna da sempre ogni comunità cristiana. E la segna nel simbolo della croce che campeggia in ogni chiesa, ma soprattutto nella vita quando i cristiani sono perseguitati. Il Vangelo ci dice che dalla croce Gesù sconfigge il principe del male, dalla croce inizia la liberazione degli uomini dal dominio del peccato e dalla morte.

Mentre era inchiodato su quel legno gli arrivava da tutti un identico invito: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!» (Lc 23,35-43). È il vangelo del mondo, alternativo al Vangelo di Gesù. E ciascuno di noi sa bene quanto sia insidioso e penetrante il vangelo del mondo. Questo dogma dell’amore per sé è stato però vinto da Gesù su quella croce. Gesù infatti non ha salvato se stesso, anzi ha dato la sua vita per salvare gli altri.

Questa festa di Cristo Re ci mostra questo amore regale che cambia la vita degli uomini. Imitiamo quella madre e quel piccolo gruppo di donne con quel giovane discepolo, a restare stretti alla croce e ad attendere la risurrezione, mentre continuiamo a dire al Signore: «Signore, noi non tradiremo con il bacio di Giuda, ma come il buon ladrone ti diciamo: ricordati di noi nel tuo regno». E ci sentiremo rispondere sin da ora: «Oggi, in questa santa assemblea, sei con me nel paradiso».

Prima Lettura ... | ...


Salmo Responsoriale

 


Seconda Lettura ... | ...


Vangelo ... | ...


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

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