Il regno di Antioco Epifane
Il regno di Antioco Epifane
M Mons. Vincenzo Paglia
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1Maccabei 1,10-15.41-43.54-57.62-64 | La narrazione del Primo libro dei Maccabei – che comprende la storia di Israele dal 167 al 134 a.C. – si apre con un brevissimo riassunto storico che accenna ad Alessandro il Macedone (Alessandro Magno) che ormai aveva esteso l’Impero in tutto l’Oriente, «fino all’estremità della terra». Egli, per amalgamare in un’unica civiltà i diversi popoli, stabilì la lingua greca come lingua ufficiale dell’Impero. E ordinò che sorgessero ovunque centri di cultura ellenistica, sia costruendo nuove città sia riorganizzando le esistenti sul modello delle città greche. L’ellenismo ebbe nei teatri e nei ginnasi i luoghi per diffondere, assieme ai templi, le divinità greche. L’autore per descrivere la forza egemone anche culturalmente di Alessandro nota che «la terra ammutolì davanti a lui». Ma l’orgoglio per tale enorme potere si impadronì del cuore del re. E giunse la punizione divina: il re cadde ma-lato e morì. Prima, però, divise il regno fra i suoi ufficiali. Tra questi ci fu Antioco Epifane, «una radice perversa», che tra le sue imprese saccheggerà anche Gerusalemme. Proprio durante il regno di Antioco, alcuni «uomini scellerati» di Israele (letteralmente “trasgressori della legge”) sedussero alcuni ebrei affinché accogliessero atteggiamenti e stili di vita ellenistici. La difesa del rapporto con Dio prima di tutto era la ragione della vita del popolo di Israele. Solo sulla salda base dell’alleanza con il Signore era possibile avviare rapporti anche con gli altri popoli. È una lezione che continua ad avere il suo valore anche oggi quando si assumono atteggiamenti mondani che tendono solo ad assecondare il conformismo del mondo.