Umiltà e carità nella comunità
Umiltà e carità nella comunità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Romani 12,5-16a | Con il capitolo 12 inizia la sezione più esortativa della lettera concepita come diretta conseguenza della precedente argomentazione. L’apostolo esplicita ciò che è richiesto ai credenti in forza della giustizia rivelata. Il brano che abbiamo letto comprende esortazioni riguardanti sia i rapporti all’interno della comunità cristiana, in cui tra l’altro è ripresa la celebre immagine del corpo come nella Prima lettera ai Corinzi (12,12-27), sia le relazioni con il mondo esterno che già manifesta ostilità e prime forme di persecuzione. «Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione», scrive l’apostolo, «così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli al-tri». In un corpo la pluralità delle membra non si oppone all’unità e alla funzionalità del corpo, anzi, ne è al ser-vizio. Così è nella Chiesa e in ogni comunità cristiana che il Signore arricchisce di molti doni, di molti carismi, perché tutti concorrano alla crescita dell’amore e allo sviluppo della testimonianza evangelica. Ognuno è unito agli altri con il vincolo di amore, ma il Signore dona a ciascuno un compito per il servizio comune. Certo, ciascuno conserva la propria identità. Lo Spirito infatti non abolisce le differenze, ma le armonizza in una comunione nuova che fa, appunto, dei diversi un corpo unico. La comunità cristiana non nasce pertanto dalle disposi-zioni dei singoli e neppure dalla omogeneità dei componenti, ma dall’amore di Dio che fa dei molti una cosa so-la e dei diversi una comunità.