Il popolo ebraico nel difficile confronto con il grande mondo
Il popolo ebraico nel difficile confronto con il grande mondo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Daniele 1,1-6.8-20 | La liturgia, in questa ultima settimana dell’anno liturgico, ci fa ascoltare alcuni brani tratti dal libro di Daniele che per il suo carattere escatologico ci aiuta a contemplare il mistero finale della storia. La notazione dell’assedio di Gerusalemme da parte del re babilonese, Nabucodonosor, vuole sottolineare la nuova situazione in cui si trova il popolo ebraico, ossia il confronto difficile con il grande mondo che lo circonda. La citazione delle due città, Babilonia e Gerusalemme, è emblematica del confronto. L’intento non è tanto la descrizione storica quanto l’evidenziare che è comunque Dio che guida la storia del suo popolo anche quando è chiamato a mettersi in rapporto con il mondo esterno. Anche la scelta di individuare quattro giovani ebrei di stirpe nobile, i più belli e intelligenti tra tutti, perché stiano a Babilonia e siano istruiti alla corte del re, è determinata dalla volontà di Dio. Essi, da parte loro, non tradiscono la legge nutrendosi con cibi proibiti. Essi, mangiando unicamente legumi, non solo non dimagriscono ma addirittura appaiono più in salute che i loro coetanei babilonesi. Questa condizione di brillantezza fa pensare alla storia di Giuseppe che giunse sino ai vertici del comando presso la corte del re d’Egitto. Insomma, sembra dire l’autore, i credenti di Israele, se restano fedeli a Dio, sanno compiere la missione loro affidata anche oltre il recinto di Israele. Infatti, rispetto a tutti coloro che furono presentati davanti al re, nessuno fu così saggio come Daniele e i suoi compagni. Se i credenti ascoltano la Parola di Dio e la seguono riescono a offrire all’intera società un contributo di sapienza straordinaria che viene appunto dall’ascolto del Signore e della sua parola.