Gli apostoli nuovamente processati
Atti 5,27-33 | Gli apostoli sono condotti nuovamente nel sinedrio davanti ai capi del popolo. Questa volta sono trascinati in tribunale non solo Pietro e Giovanni ma tutti gli apostoli. È l’intera Chiesa che viene accusata. Il rimprovero è riassunto nella disobbedienza all’ordine emanato dai capi del popolo di non predicare più il Vangelo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome?». Il sacerdote, che forse per qualche timore non nomina neppure il nome di Gesù, vuole tuttavia bloccare il cammino di crescita di quella comunità. In effetti si stava allargando la stima della gente per quel nuovo gruppo di credenti tanto che molti vi entravano a far parte. La risposta degli apostoli all’accusa fatta dal sinedrio è unanime e compatta. Luca lo sottolinea: «Pietro e gli apostoli» rispondono congiuntamente. E questa volta Pietro non sottopone al giudizio del sinedrio il problema se sia giusto obbedire agli uomini piuttosto che a Dio. Ma con grande…
Gli apostoli nuovamente processati
Play
L’intervento di Gamaliele
Atti 5,34-42 | Gamaliele, un fariseo dai sentimenti buoni e stimato da tutti, si rende conto dell’ingiustizia che si sta perpetrando contro gli apostoli. E, nel mezzo della seduta, si alza in piedi e prende la parola per difenderli. Il suo discorso è saggio e pieno di sapienza religiosa: richiama i presenti a considerare che è Dio che guida le vicende della storia e non è opportuno mettersi contro di lui. Gamaliele non è spinto né da astuzia né da calcolo, tanto meno dall’invidia, che invece si era insinuata negli animi della maggior parte dei membri del sinedrio. Egli è un credente ebreo che sente la responsabilità di aiutare i suoi colleghi a vedere con occhi sapienti quel gruppo di seguaci di Gesù e a giudicarli con saggezza. Rivolge quindi ai sinedriti un discorso molto lineare: se l’opera di costoro non viene da Dio, presto finirà, ma se viene da Dio voi, opponendovi a loro, rischiate di mettervi contro Dio stesso. Il sinedrio, toccato dalla sapienza delle parole…
L’intervento di Gamaliele
Play
«A voi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto»
1Corinzi 15,1-8 | Oggi la Chiesa ricorda gli apostoli Filippo e Giacomo, e Paolo scrivendo ai corinzi ricorda che Gesù risorto «apparve a Giacomo, e quindi, a tutti gli Apostoli». Dalla Pasqua e dalle apparizioni del risorto, inizia quella predicazione del Vangelo che si trasmette di generazione in generazione. E Paolo ricorda di aver trasmesso ai corinzi proprio quello stesso Vangelo che lui stesso aveva ricevuto. Tra questo accogliere e il comunicare la Pasqua di Risurrezione c’è il cuore del Vangelo e il segreto della vita cristiana. E gli apostoli Filippo e Giacomo sono ricordati dalla tradizione come discepoli generosi che risposero tra i primi alla chiamata di Gesù. Filippo era galileo di Betsaida, pescatore come Pietro, sarà lui a chiamare con entusiasmo Natanaele-Bartolomeo. E sarà poi lui stesso a portare a Gesù la domanda di quei greci che volevano vederlo a Gerusalemme (Gv 12,20-22). In particolare, il Vangelo di Giovanni ce lo mostra come un missionario che si…
«A voi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto»
Play
III di Pasqua
At 5,27b-32.40b-41; Sal 30 (29); Ap 5,11-14; Gv 21,1-19 | Il Vangelo narra la terza manifestazione di Gesù risorto: avviene in Galilea, come aveva detto l’angelo, sulle rive del lago di Tiberiade, là dove Gesù li aveva incontrati la prima volta e li aveva chiamati a seguirlo. Questa volta si presenta però come uno che li invita a mangiare: «Venite a mangiare», con un linguaggio che la santa Liturgia ha fatto suo: «prese il pane e lo diede lo­ro, e così pure il pesce». E’ nella santa Liturgia che si incontra il Signore risorto. Allora sulle rive del lago e ora, per noi, nella Santa Liturgia della Domenica. Quel giorno erano sette discepoli, tornati a fare i pescatori. Ma l’assenza di Gesù rendeva ancor più amara la vita di prima a cui erano tornati: non riuscivano a pescare nulla, neppure i pesci: «in quella notte – nota l’evangelista - non presero nulla»(Gv 21,3). E’ la notte della guerra, della violenza, dell’abbandono. L’assenza di Gesù rende gli uomini…
III di Pasqua
Play
L’arresto di Stefano
Atti 6,8-15 | Stefano era il primo dei sette diaconi scelti tra gli ebrei ellenisti. Subito si fece notare per la sua forte testimonianza: «Faceva grandi prodigi e segni tra il popolo», scrivono gli Atti. E nei dibattiti nessuno poteva «resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava». Ben due capitoli degli Atti narrano la sua vicenda. Era, evidentemente, una figura esemplare nella prima comunità. Ed è bene sottolineare che il «servizio alla mensa» a cui erano destinati i sette diaconi non si limitava solo a questo. Ogni credente, infatti, deve servire le due mense, quella dei poveri e quella della Parola. Non ci sono specializzazioni esclusive, ad alcuni la predicazione e ad altri la carità. Ogni cristiano deve fare ambedue. Ed è importante notare che l’azione di Stefano si svolgeva «in mezzo al popolo»; non era un servizio burocratico, bensì un coinvolgimento nella vita quotidiana della comunità cristiana. Anche i membri del sinedrio restavano stupiti…
L’arresto di Stefano
Play
La lapidazione di Stefano
Atti 7,51–8,1a | Con la lapidazione di Stefano inizia la storia dei martiri cristiani. Egli imita Gesù sino alla morte. Luca ne riporta le ultime parole che sono simili a quelle che Gesù pronunciò dalla croce: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» e ancora, mentre Stefano cade in ginocchio, anche per il lancio delle pietre, prega: «Signore, non imputare loro questo peccato». Stefano è il primo (il protomartire) di una lunghissima serie di martiri che nel secolo XX e nel XXI ha raggiunto numericamente il suo punto più alto nella storia della Chiesa. Il martire è chi non scende a patti con la logica di questo mondo; per questo ne è cacciato fuori con violenza. Accadde così anche a Gesù: non poté nascere a Betlemme e dovette andare fuori; andò a Nazareth e fu condotto sul precipizio per essere ucciso; e infine a Gerusalemme venne portato fuori dalle mura e crocifisso. Il martire è un testimone dell’amore del Vangelo sino all’estremo confine dell’amore, sino…
La lapidazione di Stefano
Play
Inizia la persecuzione e la missione della prima comunità
Atti 8,1b-8 | La lapidazione di Stefano segna una tappa importante nella storia della prima comunità cristiana. Iniziava la storia del martirio cristiano, come del resto Gesù stesso aveva detto parlando anche di sé: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Qualche secolo dopo, un sapiente cristiano, Tertulliano, di fronte all’incrudelirsi delle persecuzioni dei cristiani, dirà: «Il sangue dei martiri è seme dei cristiani». In effetti, la feroce lapidazione di Stefano non mirava unicamente alla sua eliminazione, ma al tentativo di bloccare sul nascere la predicazione cristiana: scatenò infatti una violenta persecuzione contro quei primi seguaci di Gesù di Nazareth. Luca scrive che alcuni poterono rimanere a Gerusalemme, mentre molti altri dovettero fuggire verso Antiochia. E la predicazione del Vangelo continuò in questa città. La Parola di Dio non si lascia incatenare. Se i discepoli le sono…
Inizia la persecuzione e la missione della prima comunità
Play
Filippo battezza un ministro etiope
Atti 8,26-40 | Sulla via di Gaza, verso il sud, terra oggi violentata tragicamente con migliaia di morti, molti bambini, con la distruzione dell’intero territorio e la chiusura di tutte le vie di fuga, c’è un pellegrino che da Gerusalemme torna verso l’Etiopia. Costui, uomo di fiducia di Candace, la regina d’Etiopia, se ne sta sul suo carro leggendo Isaia. Filippo – che abbiamo già incontrato nella lettura di ieri –, guidato dallo Spirito Santo, gli si avvicina e gli chiede se comprende ciò che sta leggendo. L’etiope risponde con sincerità: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». È una risposta su cui porre la nostra attenzione, perché indica qual è la via ordinaria per giungere alla fede. Nessuno può darsi la fede da se stesso, e nessuno può comprendere le Sante Scritture senza l’aiuto della comunità, senza stare, come diceva sant’Agostino, sulle ginocchia della santa madre Chiesa. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto e che ci…
Filippo battezza un ministro etiope
Play
La conversione di Paolo
Atti 9,1-20 | Quel che accadde a Saulo, in verità, riguarda ogni credente: se non si cade a terra dal proprio orgoglio, scoprendo quindi la propria debolezza, difficilmente si comprende cosa significa credere. Solo riconoscendo la propria pochezza, la propria povertà è possibile accogliere la luce della saggezza evangelica. L’orgoglio porta alla rovina, allo scontro, alla violenza; l’umiltà rigenera e rende più comprensivi e più solidali. Non a caso il futuro apostolo fu condotto per mano sino a Damasco ove, guidato da Anania, dopo tre giorni di tenebre, ricevette il battesimo e iniziò una nuova vita: Saulo divenne Paolo, un nuovo nome per una nuova vita. Il visitatore che entra oggi a Damasco, dalla porta di Tommaso – nonostante la tragedia che in questi ultimi anni si è abbattuta su questa città –, si trova quasi subito all’inizio della via recta, la strada principale della città vecchia. È la strada di cui parlano gli Atti; proprio in quella zona, un’antica…
La conversione di Paolo
Play
Pietro guarisce un paralitico e risuscita una donna
Atti 9,31-42 | L’autore degli Atti, dopo aver parlato a lungo di Paolo e aver notato che la comunità cristiana cresceva in un clima di pace, fa tornare in scena Pietro che continua fedelmente, alla lettera potremmo dire, l’opera di Gesù. Si tratta di storie che mostrano come cresceva la comunità cristiana. Tali storie sono però emblematiche di quella conversione missionaria che oggi papa Francesco chiede con insistenza a tutte le comunità cristiane. Luca nota che Pietro sta in viaggio: «Mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda». Insomma, Pietro è in uscita, è sulla strada. Se non ci si pone sulla strada, se non si esce dai propri recinti abituali, se non c’è missione, non solo non potremo gustare la gioia di quella crescita anche numerica di cui Luca parla nei primi versetti che abbiamo letto, ma rischiamo di isterilirci e morire. È una riflessione che le comunità cristiane debbono fare con urgenza, in questo passaggio della…
Pietro guarisce un paralitico e risuscita una donna
Play
IV di Pasqua
At 13,14.43-52; Sal 100 (99); Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30 | La vicenda accaduta ad Antiochia è un’ammonizione per ogni singolo credente, per ogni comunità ecclesiale, e perché no, anche per quella mentalità individualista e autoreferenziale sempre più incombente. Credere di conoscere già il Signore e di possederlo, bloccando così la continua chiamata alla conversione del cuore che ogni giorno ci invita a superare i nostri confini, è contraddire il Vangelo e, al fondo, bestemmiarlo. La vita alla sequela di Gesù e al suo Vangelo non è la sicurezza di un’appartenenza e neppure la tranquilla acquisizione di una predilezione antica. C’è una fatica nell’ascolto e un’urgenza di cambiamento del nostro cuore nella sequela. Nel Vangelo Gesù dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27-30). Essere fedeli al Signore vuol dire ascoltare la sua voce e seguirlo ogni giorno, ovunque egli ci conduce. È l’esatto contrario dello stare…
IV di Pasqua
Play
Pietro giustifica la sua missione ai pagani
Atti 11,1-18 | L’episodio di Pietro in casa di Cornelio e della sua famiglia aveva scandalizzato i cristiani di Gerusalemme, tanto che appena Pietro torna in città, «i fedeli circoncisi lo rimproveravano dicendo: “Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!”». Tornano in mente le accuse che i farisei rivolgevano a Gesù perché andava nelle case dei peccatori e mangiava con loro. Accade la stessa cosa, seppure su piani diversi, anche oggi quando tra cristiani, o tra comunità, si alzano barriere di ordine etnico, tribale, nazionale o anche culturale. Oppure quando si cede a una mentalità che non conosce la misericordia, magari affermando di difendere la verità, come se possa esserci contrasto tra le due. Gesù è venuto ad abbattere ogni divisione e separazione, ogni chiusura e ogni formalismo legalista. Pietro parla alla comunità di Gerusalemme e racconta che quanto aveva fatto veniva direttamente dall’ispirazione di Dio. È infatti lo…
Pietro giustifica la sua missione ai pagani
Play
Fondazione della Chiesa di Antiochia
Atti 11,19-26 | La prima tappa della comunità cristiana è ad Antiochia, la terza capitale, dopo Roma e Alessandria, una città cosmopolita e universalmente conosciuta non soltanto per la sua importanza commerciale ma anche per quella culturale e religiosa. La prima storia cristiana appare chiaramente come la storia della predicazione del Vangelo nelle città, a partire da quelle più importanti. Il cristianesimo, fin dall’inizio, ha una dimensione universale tesa al cambiamento in profondità della vita degli uomini. Se il motivo immediato della prima missione cristiana sembra nascere ancora una volta dalla persecuzione, in verità la vera energia spirituale che muove i discepoli di Gesù è l’allargamento fino agli estremi confini della terra della predicazione evangelica. Per questo, entrando ad Antiochia, la predicazione fu rivolta non solo agli ebrei ma anche ai pagani che erano parte della città. E nella città bisognava deporre il fermento evangelico. In effetti, la…
Fondazione della Chiesa di Antiochia
Play
Elezione di Mattia
Atti 1,21-26 | Oggi facciamo memoria dell’apostolo Mattia. Fu eletto subito dopo l’ascensione di Gesù al cielo per ricomporre il numero di dodici, corrispondente alle dodici tribù di Israele, ossia all’intero popolo eletto. In quel nu-mero c’era un’ansia di completezza e, assieme, la visione dell’universalità della salvezza che fu la più urgente preoccupazione della prima comunità cristiana. La tensione verso l’universalità della salvezza non poteva essere né attutita né tanto meno soppressa. Il tradimento di Giuda non poteva bloccare questa visione universale radicata nel cuore del Vangelo. Per Gesù, tutti gli uomini e tutte le donne di ogni popolo e di ogni terra hanno diritto a ricevere l’annuncio della salvezza. La Chiesa ha ricevuto questa vocazione a comunicare il Vangelo sino ai confini della terra. Era necessario eleggere il “dodicesimo” apostolo: nessun popolo, nessuna nazione, nessuna persona è estranea all’amore e alla preoccupazione della…
Elezione di Mattia
Play
La predicazione di Paolo ad Antiochia di Pisidia
Atti 13,13-25 | Il viaggio dei discepoli – sarebbe meglio dire della Parola di Dio – continua verso la città di Antiochia di Pisidia. È qui, nella grande regione dell’Asia Minore – oggi Turchia –, che Paolo inizia a comunicare il Vangelo. È il suo primo viaggio missionario, e l’apostolo, appena giunge ad Antiochia di Pisidia, si reca subito presso la comunità ebraica e viene invitato a parlare nella liturgia sinagogale del sabato seguente. Paolo sa bene qual è l’altezza della vocazione religiosa del popolo d’Israele. E sente la responsabilità di commentare l’intera storia del rapporto tra Dio e il suo popolo, nella nuova visione cristiana che lo ha trasformato così radicalmente. In questa pagina si riporta l’inizio della sua predicazione. Dopo la lettura dei brani della Legge e dei Profeti, l’apostolo viene invitato a prendere la parola. Paolo si rivolge direttamente agli ascoltatori invitandoli ad ascoltare con attenzione: «Uomini d’Israele e voi…
La predicazione di Paolo ad Antiochia di Pisidia
Play
Continua la predicazione di Paolo nella sinagoga di Antiochia
Atti 13,26-33 | L’apostolo sottolinea la «fraternità» che unisce ebrei e cristiani a motivo della comune discendenza da Abramo. È una dimensione che non deve essere dimenticata, semmai riproposta nel contesto contemporaneo per un nuovo incontro tra i credenti delle tre grandi religioni abramitiche per riscoprire la responsabilità che oggi hanno di promuovere la pace e l’incontro tra i popoli. L’apostolo in questo punto del discorso annuncia il cuore della predicazione evangelica, ossia la morte di Gesù e la sua risurrezione. Paolo presenta questo mistero – che è la salvezza – come il “compimento” delle antiche profezie. Del resto nei Vangeli si ripete spesso che la morte e la risurrezione di Gesù sono avvenute perché così si adempissero le Scritture. Qui l’apostolo non si rivolge ai suoi ascoltatori accusandoli della morte di Gesù. Vuole piuttosto condurli a contemplare la Pasqua come il culmine della storia della salvezza che è anche per loro. In maniera…
Continua la predicazione di Paolo nella sinagoga di Antiochia
Play
Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
Atti 13,44-52 | L’apostolo Paolo torna a parlare nella sinagoga il sabato seguente. E, nota l’autore degli Atti: «Quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore». Anche oggi, e forse più di ieri, le città hanno bisogno di ascoltare quella stessa Parola. Il clima di paura e di rassegnato ripiegamento egocentrico, assieme a quel senti-mento di spaesamento che coglie tanti e che sempre più sembra diffondersi nel mondo, è una invocazione inconscia perché Gesù venga presto a toccare il cuore della gente. Certo può accadere anche oggi che gelosie e invidie ostacolino violentemente la predicazione del Vangelo, come accadde a Paolo. La storia della predicazione cristiana è piena di esempi analoghi: non mancano mai gli ostacoli al Vangelo, e talora proprio da chi dovrebbe accoglierlo per primo. Paolo comunque non desiste e inizia a rivolgersi ai pagani. È un momento decisivo per la vita della prima comunità cristiana, una sorta di spartiacque nella storia…
Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
Play
V di Pasqua
At 14,21b-27; Sal 145 (144); Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35 | Il vangelo ci riporta le prime frasi del discorso di Gesù agli apostoli nel cenacolo. L’evangelista Giovanni ha appena narrato la lavanda dei piedi e l’annuncio del tradimento di Giuda con la narrazione che si chiude amaramente: “Giuda, preso il boccone, subito uscì”(v.30). E, “quando fu uscito”, continua l’evangelista, Gesù iniziò a parlare, come a segnare uno spartiacque: quando si esce dal cenacolo, quando si esce da Gesù, inizia l’ora delle tenebre, Satana prende possesso del cuore. “Ed era notte”, nota l’evangelista. Diversa è l’ora di Gesù, diverso il suo modo di misurare il tempo. Inizia dicendo: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato”. Era l’ora della sua morte, l’attendeva fin dall’inizio, da Cana. Era l’ora della salvezza attraverso la morte di Gesù. Per questo nel Vangelo di Giovanni si sottolinea la scelta di Gesù e la glorificazione che avviene attraverso la…
V di Pasqua
Play
Guarigione di un uomo paralizzato
Atti 14,5-18 | Paolo e Barnaba avevano lasciato la città di Iconio per sfuggire all’ostilità della popolazione che voleva lapidarli. Essi trovarono rifugio a Listra, un grosso borgo dove gli abitanti erano tutti pagani. Ma Paolo e Barnaba non rinunciano ad annunciare il Vangelo. Ad ascoltare la loro predicazione c’è anche uno storpio fin dalla nascita. Paolo, seguendo l’esempio di Gesù, guarda negli occhi quell’uomo e legge nel profondo del suo cuore una domanda semplice ma decisiva: il desiderio di camminare. Subito l’apostolo interrompe la predicazione, o meglio la rende efficace. Dice a quell’uomo: «Alzati, ritto in piedi!». Queste parole rivolte con la decisione dell’amore a quell’uomo indebolito entrano nelle sue fibre e lo fanno rizzare in piedi. Lo storpio – nota Luca – «balzò in piedi e si mise a camminare». La predicazione del Vangelo fa risorgere gli uomini dalla loro paralisi, rinvigorisce le gambe rattrappite dall’amore per se stessi e ridona…
Guarigione di un uomo paralizzato
Play
Gesù e sua madre sotto la croce
Giovanni 19,25-34 | Dopo aver celebrato la grande festa della Pentecoste, che ha segnato l’inizio della storia della Chiesa nel mondo, la liturgia ci invita a contemplare Maria con il titolo di madre della Chiesa. Potremmo dire che questa maternità appare già evidente sotto la croce, quando Gesù stesso dice a Maria: «Donna, ecco tuo figlio» e al discepolo: «Ecco tua madre». Queste parole di Gesù parlano alla nostra vita, a ciascuno di noi che tanto facilmente è spinto a mettersi al sicuro, a evitare i problemi, ad allontanare la sofferenza e a non affrontare la sfida del male. Maria, forse, in quel giorno comprese la verità delle parole che le aveva rivolto Simeone: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), così come la lancia aveva trafitto il costato di Gesù. Si potrebbe dire invece che dovunque si forma una comunità di discepoli sotto la croce, segno di ogni sofferenza umana, lì c’è la Chiesa. Bisogna stare e sostare sui tanti calvari del mondo,…
Gesù e sua madre sotto la croce
Play
Controversie ad Antiochia e Gerusalemme
Atti 15,1-6 | Il capitolo 15 degli Atti degli Apostoli descrive uno dei momenti culminanti di tutto il libro, ossia la soluzione della questione che agitava la comunità cristiana e che riguardava il rapporto tra ebraismo e cristianesimo. I pagani che si convertono al Vangelo debbono o no sottostare alla legge ebraica? Paolo e Barnaba, che avevano creato comunità formate soprattutto da pagani, non richiedevano la circoncisione a chi aderiva alla fede cristiana. Questa prassi mise chiaramente in discussione il rapporto tra le comunità che nascevano dalla predicazione ai pagani e quelle che provenivano dall’ebraismo. Fu un passaggio particolarmente difficile per la nascente comunità cristiana. E il rischio era una divisione lacerante all’interno del cristianesimo nascente. Si rese perciò necessario riunire un’assemblea di tutti i responsabili da tenersi a Gerusalemme. È il primo Concilio della storia della Chiesa. Ma più che sul piano giuridico è l’esempio di un modo di…
Controversie ad Antiochia e Gerusalemme
Play
L’assemblea degli apostoli
Atti 15,7-21 | Gli apostoli e i presbiteri si riunirono in assemblea comune a Gerusalemme. Nella narrazione, Luca fa capire la vivacità del dibattito di questa prima assemblea cristiana. Nel mezzo della “grande discussione” si alza Pietro per prendere la parola. L’apostolo, con la sua autorevolezza, e con franchezza, spiega che «fin dai tempi antichi», ossia fin dall’inizio – quindi prima ancora della conversione di Paolo – il Vangelo è rivolto a tutti gli uomini e non solo agli ebrei. E racconta il suo incontro con Cornelio, un centurione romano. L’apostolo racconta come lo Spirito Santo fosse sceso anche su Cornelio e la sua famiglia mostrando così di non fare «alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede». Pietro dava quindi ragione alla posizione di Paolo e Barnaba: solo la grazia, non il rispetto delle pratiche rituali, è causa di salvezza. Presero quindi la parola Paolo e Barnaba, i quali narrarono i preziosi frutti della loro…
L’assemblea degli apostoli
Play
La lettera apostolica
Atti 15,22-31 | L’assemblea di Gerusalemme – guidata dallo Spirito – chiariva che la salvezza veniva dal Vangelo e non dalle pratiche rituali. Per questo nella lettera si scrive: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo». Da allora fu più chiara la distinzione tra cristianesimo ed ebraismo, sebbene questo non significhi la cancellazione dello strettissimo e ineliminabile rapporto tra le due religioni. Si può dire anzi che fa parte della stessa identità cristiana un profondo e vitale rapporto con l’ebraismo. Ovviamente senza confusione, ma in un rapporto di strettissimo legame. Non solo le radici sono comuni, ma in certo modo anche l’attesa. Gli ebrei attendono ancora il Messia. I cristiani pur sapendo che il Messia è già venuto, nello stesso tempo ne aspettiamo la seconda venuta, alla fine dei tempi, quando tutto e tutti saranno in Lui. In questa attesa siamo ambedue uniti. I cristiani sanno che Gesù ha iniziato i tempi nuovi…
La lettera apostolica
Play
Traversata dell’Asia Minore
Atti 16,1-10 | Il capitolo 16 degli Atti fa superare alla Parola di Dio i confini dell’Asia. L’autore sottolinea che la decisione di passare in Europa non nasce da una strategia dell’apostolo Paolo quanto da una domanda che saliva dal cuore stesso dell’Impero. È questo il senso dell’appello del macedone. Quest’uomo europeo appare in visione a Paolo e in piedi lo supplica dicendo: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». È un invito pressante, quasi un imperativo. È comunque una “visione”. L’apostolo non compie la sua missione a testa bassa, non vive il compito di annunciatore del Vangelo come un freddo impiegato. Egli riflette su come il Vangelo possa essere predicato ovunque: apre il suo sguardo a coloro che ne hanno bisogno, si angoscia perché sono tanti che ancora aspettano, si inter-roga su come impostare la predicazione, su come poter toccare i cuori. Insomma, Paolo ha una visione per la sua missione. Da quel giorno, la visione si concretizza. Paolo rispose a quel…
Traversata dell’Asia Minore
Play