Traversata dell’Asia Minore
Traversata dell’Asia Minore
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 16,1-10 | Il capitolo 16 degli Atti fa superare alla Parola di Dio i confini dell’Asia. L’autore sottolinea che la decisione di passare in Europa non nasce da una strategia dell’apostolo Paolo quanto da una domanda che saliva dal cuore stesso dell’Impero. È questo il senso dell’appello del macedone. Quest’uomo europeo appare in visione a Paolo e in piedi lo supplica dicendo: «Vieni in Macedonia e aiutaci!». È un invito pressante, quasi un imperativo. È comunque una “visione”. L’apostolo non compie la sua missione a testa bassa, non vive il compito di annunciatore del Vangelo come un freddo impiegato. Egli riflette su come il Vangelo possa essere predicato ovunque: apre il suo sguardo a coloro che ne hanno bisogno, si angoscia perché sono tanti che ancora aspettano, si inter-roga su come impostare la predicazione, su come poter toccare i cuori. Insomma, Paolo ha una visione per la sua missione. Da quel giorno, la visione si concretizza. Paolo rispose a quel grido che saliva dall’Europa e, in un certo modo, dall’intero Occidente. Ma l’Europa – le Chiese cristiane europee – debbono, a loro volta, come fece Paolo in quella notte, ascoltare il grido di aiuto dei paesi poveri, di quelli oppressi dalla violenza e dalla guerra, in particolare dai popoli del Sud del mondo. C’è bisogno che le Chiese abbiano una “visione”, che non siano ripiegate su se stesse e sui loro problemi, ma che abbiano uno sguardo evangelico, ossia universale. Tale missione universale, tesa a fare dei popoli un’unica famiglia, richiede alla Chiesa la guarigione dal peccato della divisione che la separa dal Vangelo. Il santo patriarca Atenagora ripeteva: «Chiese sorelle, popoli fratelli». Se le Chiese sono divise, anche i popoli saranno divisi.