La lettera apostolica
La lettera apostolica
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 15,22-31 | L’assemblea di Gerusalemme – guidata dallo Spirito – chiariva che la salvezza veniva dal Vangelo e non dalle pratiche rituali. Per questo nella lettera si scrive: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo». Da allora fu più chiara la distinzione tra cristianesimo ed ebraismo, sebbene questo non significhi la cancellazione dello strettissimo e ineliminabile rapporto tra le due religioni. Si può dire anzi che fa parte della stessa identità cristiana un profondo e vitale rapporto con l’ebraismo. Ovviamente senza confusione, ma in un rapporto di strettissimo legame. Non solo le radici sono comuni, ma in certo modo anche l’attesa. Gli ebrei attendono ancora il Messia. I cristiani pur sapendo che il Messia è già venuto, nello stesso tempo ne aspettiamo la seconda venuta, alla fine dei tempi, quando tutto e tutti saranno in Lui. In questa attesa siamo ambedue uniti. I cristiani sanno che Gesù ha iniziato i tempi nuovi del regno di Dio: con la sua morte e risurrezione, infatti, ha sconfitto la morte e ha inaugurato il nuovo regno. Questa novità è certamente un dono, ma è anche una responsabilità perché ciascuno operi per trasformare il mondo con il fermento del Vangelo. E tra le responsabilità che ora appaiono con grande chiarezza vi è anche quella di combattere ogni forma di antisemitismo.