Continua la predicazione di Paolo nella sinagoga di Antiochia
Continua la predicazione di Paolo nella sinagoga di Antiochia
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 13,26-33 | L’apostolo sottolinea la «fraternità» che unisce ebrei e cristiani a motivo della comune discendenza da Abramo. È una dimensione che non deve essere dimenticata, semmai riproposta nel contesto contemporaneo per un nuovo incontro tra i credenti delle tre grandi religioni abramitiche per riscoprire la responsabilità che oggi hanno di promuovere la pace e l’incontro tra i popoli. L’apostolo in questo punto del discorso annuncia il cuore della predicazione evangelica, ossia la morte di Gesù e la sua risurrezione. Paolo presenta questo mistero – che è la salvezza – come il “compimento” delle antiche profezie. Del resto nei Vangeli si ripete spesso che la morte e la risurrezione di Gesù sono avvenute perché così si adempissero le Scritture. Qui l’apostolo non si rivolge ai suoi ascoltatori accusandoli della morte di Gesù. Vuole piuttosto condurli a contemplare la Pasqua come il culmine della storia della salvezza che è anche per loro. In maniera sintetica dice loro: «Noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù». Parla al plurale perché la sua testimonianza è quella stessa degli altri apostoli e dei tanti altri discepoli ai quali Gesù è apparso dopo la risurrezione. E cita – come a voler invitare i suoi ascoltatori a leggere in profondità i passaggi della Santa Scrittura a loro familiari – il Salmo 2,7: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato». Già Pietro aveva citato questo salmo nel suo discorso a Pentecoste. Paolo ribadisce che, con la risurrezione dalla morte, Gesù porta al suo culmine la sua regalità sulla storia e sul mondo.