Prima Lettura 2Sam 7,4-5a.12-14a.16 | Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: "Va' e di' al mio servo Davide: Così dice il Signore: 'Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d'uomo e con percosse di figli d'uomo. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre.'"
Salmo Responsoriale
Dal Sal 88 (89)
R. In eterno durerà la sua discendenza.
Canterò in eterno l'amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.
«Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R.
«Egli mi invocherà: "Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza".
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». R.
Seconda Lettura Rm 4,13.16-18.22 |
Vangelo Mt 1,16.18-21.24a |
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
2Maccabei 7,1.20-31 | In questa pagina del secondo libro dei Maccabei si racconta il martirio dell’ultimo dei fratelli Maccabei, il più giovane. Il brano sottolinea l’azione della madre che esorta il figlio ad accettare la morte e quella del re Antioco IV che vorrebbe convincerlo ad abbandonare la fede dei padri. Questa pagina ci dice chiaramente che la fedeltà alla Legge di Dio comporta anche il martirio. La madre, infatti, consapevole del primato della Legge di Dio, esorta il figlio ad accogliere con serenità la morte. Per lei il Signore è più forte dei dolori e della stessa morte. Per questo supera la tentazione della carne che potrebbe spingerla a sottrarre il figlio alla morte a costo del tradimento della fede. Quella madre sapeva che così lo avrebbe ucciso. Scelse invece di generarlo ancora una volta, ma ora per la vita eterna, quella che non finisce e che nessuno può rapire. Potremmo dire che anche lei in quel momento era una martire, ossia una credente che stava dando la vita al figlio. Una cosa analoga diceva l’arcivescovo Romero predicando al funerale di un sacerdote ucciso dagli squadroni della morte salvadoregni. L’arcivescovo, nell’omelia, disse che il Vangelo chiede a tutti i cristiani di essere martiri. Ad alcuni, aggiunse, come a questo sacerdote, lo chiede fino al sangue. Ma a tutti comunque è chiesto di dare la vita. E portò come esempio una madre che genera il figlio nel suo grembo, che lo tiene per nove mesi, che lo fa nascere, e poi lo al-latta e lo nutre… Ebbene, disse Romero, questa madre è una martire perché sta dando la vita a quel figlio. La sequela del Vangelo comporta un amore che non conosce limiti.