Chiese piene e carità: i volti della Chiesa in Burundi
Scritto il 04/01/2025
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Concreti segni di speranza. Se si cercano traduzioni pratiche della “Spes non confundit”, bolla di indizione del Giubileo 2025, un viaggio in Burundi può aiutare a “porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza”, come vi scrive Papa Francesco.
Tra le pieghe della vita. Certo, non tutto funziona nel Paese africano. Anzi, la povertà segna l’esistenza di milioni di persone e si presenta, visivamente, ogni giorno e sotto differenti aspetti (qui la prima parte del reportage). E proprio qui, tra le pieghe della vita quotidiana, si misurano innumerevoli iniziative che portano aiuto, sostegno, conforto a famiglie, nei villaggi, nelle realtà cittadine. Il tessuto religioso è una caratteristica del Burundi, Paese a maggioranza cattolica, con significative presenze di altre confessioni cristiane e una minoritaria comunità musulmana.
Cattolici, ma non solo. Otto le diocesi cattoliche con parrocchie urbane e rurali; diverse le presenze delle congregazioni e degli istituti missionari. Sacerdoti, suore, laici sono attivamente presenti in scuole, ospedali, orfanotrofi, nella pastorale familiare, nella cura delle persone povere o anziane. La carità è il volto più evidente del cristianesimo nel Paese. Ma, come accade quasi ovunque nei Paesi africani, è attorno all’altare che la comunità si ritrova numerosa per celebrare con gioia il proprio credo.