02|17 Vocazione di Levi, il pubblicano
02|17 Vocazione di Levi, il pubblicano
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 5,27-32) - In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

L’evangelista inizia questo brano evangelico con l’indicazione di Gesù che esce ancora una volta di casa. È un invito a uscire insieme a lui dalle nostre abitudini protettive, e soprattutto a non vivere più per noi stessi ma per gli altri. Sulla strada Gesù si imbatte in un pubblicano di nome Levi. Anche lui, come gli altri pubblicani, è ritenuto un pubblico peccatore, quindi, al di fuori delle frequentazioni religiose. Loro stessi riconoscevano la loro condizione di peccatori, di persone non osservanti della legge. Quelli di loro che si recavano dal Battista per il battesimo di penitenza ricevevano l’indicazione di non esigere più del dovuto (Lc3,12-13). Per Gesù nessuno è inadatto al Vangelo. Lo suggerisce la narrazione della scena che l’evangelista racchiude in due verbi: Gesù “vide un pubblicano…e gli disse: Seguimi! Egli, “lasciando tutto, si alzò e lo seguì”. La sostanza dell’evento – Levi diviene uno dei Dodici - è la “chiamata” di Gesù e la “risposta” di Levi. Non contano la condizione sociale, lo stato d’animo, la reputazione, la provenienza, l’appartenenza del chiamato. La risposta pronta di questo pubblicano alla chiamata di Gesù rende emblematico questo episodio evangelico. Luca vuole sottolineare la predilezione di Gesù nella comunicazione del Vangelo ai i pubblicani e ai peccatori. L’episodio che segue lo mostra con chiarezza. Levi, divenuto discepolo, non è più la stessa persona di prima e si inserisce nella scia della predicazione evangelica: vuole che anche i suoi amici (pubblicani e peccatori, che tutti dovrebbero evitare secondo le disposizioni farisaiche) incontrino Gesù come lui lo ha incontrato. E’ facile immaginare che questi amici sentissero più dei pii ebrei il bisogno di essere considerati, amati, salvati. E il banchetto di festa che organizza a cui Gesù partecipa volentieri diviene un evento che esprime bene la missione di Gesù, il suo modo di comunicare il Vangelo agli uomini. Dio è venuto sulla terra per cercare i poveri e i peccatori per far festa con loro. Tutti se ne rendono conto: per i pubblicani è un motivo di gioia, per gli scribi e i farisei di scandalo e quindi di accusa. Gesù risponde loro con un’affermazione di stile proverbiale: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. E chiarisce la sua stessa missione: “Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori perché si convertano”. Questa affermazione e la scena del banchetto con i pubblicani e peccatori indicano ancora oggi la strada della missione evangelica. Oggi, il pubblicano Levi, assieme a tutti gli altri, ci sono davanti perché possiamo imitare la loro prontezza nel raccogliersi attorno al Signore e gustare la gioia di essere salvati. In questo cammino spirituale della Quaresima ci ricordano l'urgenza di tornare con il cuore a Gesù e di seguirlo nel suo itinerario verso la Pasqua.