02|21 Il segno del Figlio dell’uomo
02|21 Il segno del Figlio dell’uomo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 11,29-32) - In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Gesù è attorniato da molta gente. L’evangelista parla di “folle”, al plurale, che si accalcano attorno a Gesù. Come allora, anche oggi in molti cercano parole che confortino e aiutino a non soccombere alle tante paure che rendono la vita difficile. Negli anni scorsi, quando eravamo in balia di una pandemia che sconvolgeva l’intero pianeta, abbiamo appreso ad alzare gli occhi al cielo per chiedere un aiuto. Sentivamo sulla nostra carne la paura di essere travolti. Nelle grandi città – come Ninive al tempo di Giona – lo smarrimento era ancor più grave. Ed ancora oggi la vita nelle periferie delle megalopoli è ancora molto dura, molto violenta e si abbatte con più cattiveria sui poveri come sono gli anziani e i giovani per i quali viene chiusa la porta del futuro. Vediamo crescere squilibri fisici e mentali, povertà ed emarginazione, disperazione e angoscia. E, come ai tempi di Gesù, la gente chiede un segno, un evento, più o meno prodigioso, che possa liberarci dall’angoscia. Talora si chiede un “salvatore” che possa prendere in mano tutto con l’illusione che possa offrire magicamente – in realtà significa autoritativamente -, una soluzione. Non ci sono eventi magici che cambiano la vita, non ci sono fortune improvvise che rendono i giorni più sereni. C’è bisogno di un vero “segno”, di un vero Salvatore che aiuti a cambiare i cuori, a renderli più solidali, più accoglienti, più capaci di amare. Questo segno è Gesù. È Lui che cambia i cuori. C’è bisogno – ed è questo l’insegnamento do brano evangelico – che le strade e le piazze delle nostre città siano percorse di nuovo dalla predicazione del Vangelo, come accadde a Ninive con la predicazione di Giona. Il Vangelo aiuta a cambiare il cuore, a renderlo di carne e non più di pietra. I cristiani di questa generazione sono chiamati a comunicare il Vangelo dell’amore alla generazione di oggi. Il Vangelo è la sola vera forza che rende più umani gli uomini e le donne. È la sola parola che fa crescere l’amore e allontana la solitudine e la paura. Papa Francesco insiste perché la Chiesa “sia in uscita”, perché possa incontrare le folle di oggi, come quelle che allora incontravano Gesù. E’ urgente uscire per predicare con i fatti e con le parole il Vangelo dell’amore nelle grandi periferie urbane e in quelle esistenziali. È una responsabilità che coinvolge tutti i discepoli di Gesù, non gli addetti ai lavori. La predicazione del Vangelo e l’amore per i poveri sono il “segno” che Gesù continua ad essere colui che salva dalla tristezza e dalla morte. La pagina evangelica ci avverte che Ninive cambiò vita con la predicazione di Giona. Il Vangelo è una parola ben più forte di quella dell’antico profeta.