02|29 Il ricco epulone e il povero Lazzaro
02|29 Il ricco epulone e il povero Lazzaro
M Mons. Vincenzo Paglia
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Vangelo (Lc 16,19-31) - In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. »Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». »E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento». Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»».

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

La pagina del Vangelo del povero Lazzaro è tra le più note. Anche perché continua a descrivere una delle situazioni più comuni nella vita delle società anche contemporanee. L’uomo ricco che banchetta lautamente non è relegato al passato, e anche Lazzaro non è una figura scomparsa. Due persone, due situazioni. Lazzaro, in basso, sta con gli occhi attenti alla mensa del ricco sperando che almeno qualche briciola cada da tavola e giunga sino a lui. Il ricco, in alto, continua a banchettare come se Lazzaro non esistesse; neppure lo vede. Oggi ci sono popoli di poveri che stanno alla porta dei ricchi in attesa di briciole. Nonostante tutti i progressi, purtroppo progredisce anche la distanza tra i pochi ricchi e i molti poveri. Come il ricco della parabola che ha perso anche il volto oltre che il nome, anche questo nostro mondo globalizzato ha perso la faccia. La maggioranza continua a banchettare; del resto si è globalizzato il mercato non la solidarietà. Nella parabola è chiara la scelta di Dio: stare dalla parte di Lazzaro. Lo chiama per nome, come si fa con gli amici, perché, scartato dagli uomini, è suo prediletto e, infine, scelto per partecipare al banchetto del cielo. Per il Signore, e quindi per i suoi discepoli, la distanza tra il ricco e Lazzaro è uno scandalo inaccettabile e non può trovare giustificazione alcuna. E quel grande abisso segnerà la sorte tristissima che toccherà al ricco epulone. Se ne rende conto tardi, troppo tardi, quando è ormai impossibile superarlo. Eppure bastava almeno un poco di attenzione durante la sua vita. Ma il rovesciamento è totale. A questo punto, il ricco chiede che almeno vengano avvisati i suoi fratelli. Il ricco non sa che per colmare l’abisso non c’è bisogno di fare grandi sforzi, basta aprire le Scritture (Mosè e i Profeti). E se lui lo avesse fatto avrebbe aperto oltre che gli occhi del corpo anche quelli del cuore. È quel che è chiesto a noi particolarmente in questo tempo di Quaresima. La Parola di Dio tocca il nostro cuore e lo spinge alla misericordia verso i tanti Lazzaro delle nostre città. Evitiamo che l’abisso tra i poveri e i ricchi continui ad approfondirsi e ad allargarsi. Se ascolteremo la Parola di Dio e non i nostri egocentrismi, ascolteremo il grido dei poveri, crescerebbe la compassione verso di loro, vedremo il loro bisogno di aiuto. E offriremo loro ben più che le briciole. Sapremo offrire loro anche amore, amicizia, compagnia. E, sulla scia evangelica, comprenderemo che non di solo pane vivono i poveri ma anche di amore. Chiunque ha fatto questa esperienza è riuscito a comprendere il senso delle parole di Gesù riportate dall’apostolo Paolo: «Si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35).