Papa Francesco,
siamo molto lieti di iniziare questa nostra Assemblea Generale con Lei. La ringraziamo di cuore, non per una pur dovuta cortesia, ma perché abbiamo bisogno – particolarmente in questo tempo così travagliato – di comprendere ancor meglio la visione che Lei ha voluto darci nel 25mo della fondazione con la Lettera che ci ha inviato Humana Communitas. Già solo dal titolo emerge l’urgenza di una visione dell’umanità come un’unica famiglia che abita l’unica casa. Lei lo ha detto chiaramente a tutti i popoli con le due encicliche Laudato sì e Fratelli tutti. Non avere questa visione o, peggio respingerla, porta i popoli a confliggere tra loro. La guerra in Ucraina – il prossimo 24 febbraio è un anno esatto dalla barbara invasione russa – è solo la punta dell’iceberg che tocca altre terre e paesi.
Come Pontificia Accademia per la Vita – i membri sono studiosi di diverse discipline, culture ed anche fedi – sentiamo la responsabilità di coltivare la visione che lei, Padre Santo, ci ha delineato, convinti che anche nel versante della “tecnica” si gioca il comune destino dell’umanità. Il rischio che l’uomo corre per la prima volta nella storia – proprio per l’incredibile sviluppo della tecnica – di autodistruggersi, ci rende ancor più responsabili nel promuovere una cultura globale che non sia basata su una logica individualistica che spinge alla superiorità degli uni sugli altri, e non solo nella guerra, ma sulla forza della fraternità universale che sola garantisce un futuro solidale. In questi giorni rifletteremo su come le nuove tecnologie emergenti e convergenti – per la loro potenza di cambiamento – possono e debbono servano il bene comune di tutti, avvertendo anche dei rischi qualora seguano altre logiche. Per questo, Padre Santo, attendiamo le sue parole che saranno una luce preziosa per tutti noi. E le assicuriamo la nostra preghiera ed anche la nostra amicizia.