Eccoci, Padre Santo, dopo cinque anni dal suo motu proprio Summa Familiae Cura con il quale dava un nuovo ordinamento all’Istituto Giovanni Paolo II. Sono stati cinque anni di intenso lavoro. E il nuovo ordine dell’Istituto lo rende un unicum sui temi del matrimonio e della famiglia. E lo dico con qualche orgoglio. Anche se qualcuno ancora storce il naso – perché ama i fossili, i pezzi da museo, e non i corpi viventi che crescono – l’Istituto è ora pronto sia sul piano teologico che su quello del rapporto con le altre scienze per affrontare le alte sfide che coinvolgono le famiglie. E non le affrontiamo stando a tavolino ma in relazione alla vita reale, come testimoniano le coppie qui presenti che provengono da tutto il mondo. E tutti, professori, studenti, membri dello staff, viviamo un nuovo clima di letizia e di impegno.
Abbiamo ora una nuova tappa davanti a noi: il rafforzamento e l’allargamento delle sedi internazionali. I Vicepresidi di queste sedi presenti oggi ci parlano di frutti promettenti. Ci sono anche vescovi che ci hanno chiesto di aprire nuove sedi, mentre crescono le relazioni con altri centri di ricerca e di vita pastorale. L’Istituto nella sua ampiezza non è una sfera ammaccata, somiglia piuttosto ad un poliedro che cerca di servire l’universalità della Chiesa.
Grazie, Padre Santo, per questo incontro. L’Istituto, iniziato da San Giovanni Paolo II, la cui memoria abbiamo celebrato sabato scorso, sta vivendo una nuova primavera. Abbiamo bisogno delle sue parole. Siamo un istituto “pontificio” non solo di nome. Per me significa, Padre santo, che siamo sulle sue spalle, non per essere di peso ma per guardare con Lei ancor più lontano. Saldi sulle spalle del Papa, possiamo comunicare il Vangelo della Famiglia anche ai più lontani. Ecco perché nelle sue parole scorgeremo l’esortazione di Gesù a Pietro: “duc in altum”, “prendi il largo”(Lc 5,4). E noi, con semplicità e prontezza: rispondiamo: “sulla tua parola getteremo le reti”, certi che la pesca sarà miracolosa. Grazie ancora Padre Santo per l’amore che ci porta.