03|13 Il Figlio dona la vita eterna a coloro che credono in lui
03|13 Il Figlio dona la vita eterna a coloro che credono in lui
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Vangelo (Gv 5,17-30) - In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia

Il brano evangelico di oggi si lega direttamente alla guarigione del paralitico della piscina di Betesda. I farisei accusavano Gesù di aver violato il sabato e di aver indotto al peccato anche quel paralitico a cui dissero: “È sabato e non ti è lecito portare la tua barella” (5,10). Gesù risponde affermando chiaramente l’identità della sua azione con quella del Padre che sta nei cieli: “Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco”. Era un’affermazione che non poteva non creare scandalo. Ed in effetti da quel momento l’ostilità dei capi dei Giudei contro Gesù divenne volontà omicida. Non era in gioco solo la questione del sabato, ma l’identità stessa di Gesù, la sua figliolanza divina: “Per questo cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio”. Del resto è proprio la figliolanza divina di Gesù il cuore del suo Vangelo, della buona notizia che era venuto a comunicare agli uomini. E, di fronte all’opposizione dei farisei, Gesù ribadisce di essere il Figlio di Dio venuto in mezzo agli uomini per realizzare l’opera del Padre, ossia il disegno della salvezza dei popoli. È venuto per combattere il male e radunare tutti coloro che sono stati dispersi i dispersi in un’unica grande famiglia, in unico grande popolo da condurre verso la destinazione della pienezza della vita. Gesù realizza sulla terra il sogno del Padre che sta nei cieli. Va oltre la regola del “sabato” proprio perché è l’inizio del tempo nuovo del Regno. Gesù vuole affrettare il sabato eterno quando, come scrive Paolo, «Dio sarà tutto in tutti» (1Cor 15,28). L’intera azione di Gesù tra gli uomini è diretta a dare la vita, quella che neppure la morte riesce più ad annullare. Per questo Gesù aggiunge con solennità: «Viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso». Un segno di questo sarà il miracolo di Lazzaro: Gesù parlerà a Lazzaro morto, ma egli udrà la voce di Gesù e tornerà in vita. Per questo Gesù insiste: «Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna». Non dice Gesù: «Avrà la vita eterna», ma «ha la vita eterna». Chi accoglie il Vangelo nel cuore, riceve sin da ora il seme dell’immortalità. Di fronte alla nostra debolezza e alla nostra precarietà, queste parole fermentano l’intera nostra esistenza e la strappano dal baratro del nulla perché ci legano al Signore risorto. L’eternità è già iniziata in Gesù e in chi si unisce a Lui. Chi ha udito la voce di Gesù in questa vita, quando alla fine dei tempi si apriranno i sepolcri, la udrà ancora e la riconoscerà. E il regno dei cieli, che già viveva in lui, raggiungerà la sua pienezza.