Vangelo (Gv 20,1-9) - Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Il commento al Vangelo a cura di Monsignor Vincenzo Paglia
quelle tre donne di cui ci parla il vangelo non abbandonano Gesù neppure da morto. Tanto è il loro amore. Ben diverso è l’atteggiamento dei discepoli irretiti dalla paura: sono fuggiti al momento della cattura al Getsemani e ora sono ancora chiusi nel cenacolo. Gesù, intanto, è stato processato, condannato ed è morto in croce. L’amore di quelle donne è davvero esemplare: non solo vincono la paura, ma vanno anche oltre il possibile. Eccole di buon mattino al sepolcro con gli aromi per compiere un ultimo gesto di amore per il loro amato Maestro. Entrate, non vedono il corpo di Gesù. E subito però si presentano davanti a loro due uomini in bianche vesti: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”, dicono loro. I due uomini annunciano loro la Pasqua.
Anche noi, oggi, raccolti attorno all’altare, abbiamo ricevuto l’annuncio della Pasqua, l’annuncio della vittoria dell’amore di Dio sulla morte. Sì, il Signore non si è rassegnato al male e alle molteplici forme con cui rende amara la vita di questo nostro mondo. Dopo la pandemia, ecco le guerre. Davvero sembra sia caduto il buio sulla terra. Ma il Padre che sta nei cieli – il Vangelo di Giovanni ce lo ricorda – ama a tal punto il mondo, anche quello di questo nostro tempo - da mandare il suo stesso Figlio, l’unigenito, per salvarci. Possiamo iscrivere in questo orizzonte la fede della Chiesa che vede Gesù scendere negli inferi durante il Sabato santo. Sì, Gesù scende negli inferni bui di questo nostro mondo, là dove gli uomini e le donne sono schiacciati dalla morte e dalla violenza, dall’ingiustizia e dalla fame, dalla solitudine e dall’abbandono. E questa santa liturgia vuole coinvolgerci quasi visivamente in questo mistero di risurrezione: iniziata nel buio, ci ha fatto vivere il dono e la forza della luce che tutti abbiamo ricevuta dall’unico cero acceso. E la fiamma, man mano che si divideva e le nostre mani l’accoglievano, non diminuiva, al contrario, cresceva sino a riempire di luce questo luogo.
I due uomini, vestiti in abiti sfolgoranti, subito dopo l’annuncio della risurrezione, esortano anche noi con le parole rivolte alle donne: “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea”. Quante volte, in effetti, Gesù aveva parlato con i suoi amici del mistero della Pasqua, ma non l’avevano preso sul serio! E quante volte anche a noi è stata rivolta la stessa Parola di Dio, e anche noi l’abbiamo dimenticata? Quelle donne “si ricordarono delle parole” che Gesù aveva detto anche a loro, e subito si recarono ad “annunciare” agli Undici e a tutti gli altri quel che avevano visto. C’è una responsabilità nel comunicare a tutti questa Pasqua. Ci è chiesto ancora una volta di comunicarla anche noi. Ecco l’apostolo Pietro che al sentire le donne – nonostante l’incredulità degli altri e in parte anche sua -, esce dal cenacolo e si reca al sepolcro. Appena giunto, si china per vedere l’interno e scorge i teli nei quali era stato avvolto il Signore. Sono i teli dell’amore, i teli della pietà, i teli della compassione, i teli che avvolgono i tanti colpiti dalla violenza. Quei teli che la Chiesa e ogni comunità cristiana stende nelle periferie del mondo per accudire i corpi di tanti poveri, malati, anziani, bambini, stranieri, profughi, abbandonati. Sono i teli della risurrezione, i segni della vittoria dell’amore sull’abbandono. La Pasqua ci chiede di moltiplicarli allargando lo spazio della misericordia. Era un piccolo gruppo di donne. Così inizia la Pasqua. Anche noi siamo un piccolo popolo di poveri uomini e povere donne. La grazia della Pasqua ci sostiene nell’amore. I due uomini in bianche vesti ci dicono che il Signore risorto ci precede e ci attende nelle periferie, nelle Galilee di questo mondo, di lì inizia il mondo rinnovato dall’amore. Alleluja, Alleluja, Alleluja.