Il martirio di Eleazaro, anziano scriba
Il martirio di Eleazaro, anziano scriba
M Mons. Vincenzo Paglia
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2 Maccabei 6,18-31 | Eleazaro è un anziano scriba, fedele alla Legge del Signore. Per questo rompere il divieto di mangiare carne suina, prescritto dal codice di purità, come riporta il libro del Levitico (11,7-8), per lui significa allontanarsi dalla fede per aderire a pratiche idolatriche. Perciò, piuttosto che obbedire all’ordine del re di violare un comandamento della Legge, preferisce la morte. Si iscrive così nella schiera dei credenti martiri, di coloro cioè che amano Dio più della loro stessa vita. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto in Eleazaro un protomartire, prima della venuta di Cristo, un po’ come sarà il diacono Stefano per i martiri cristiani. Eleazaro nel suo discorso rende manifesta la convinzione di voler morire in modo degno della sua età al fine di lasciare ai giovani un esempio: «Perciò abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio» (v. 27). Dalle sue parole traspare certo la fedeltà alla Legge ma soprattutto la fede nel Signore al quale comunque egli «né da vivo né da morto» vuole sfuggire. Mentre geme nella tortura si rivolge a Dio «che possiede una santa scienza» (v. 30), il Signore che tutto conosce e che è fedele a coloro che lo amano. Chi non ragiona secondo Dio non comprende quel che Eleazaro sta vivendo e testimoniando: «Quelli che lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia» (v. 29). Non dobbiamo dimenticare che un tratto di eroicità (in questo senso, di pazzia) è proprio della radicalità della fede cristiana, e lo era già anche nella tradizione biblica.