Il profeta parla all’assemblea
Il profeta parla all’assemblea
M Mons. Vincenzo Paglia
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Baruc 1,15-22 | L’autore di questo piccolo libro che viene attribuito a Baruc, compagno e segretario di Geremia, apparteneva probabilmente a un gruppo di uomini spirituali devoti della Legge, i basidi. Essi non cessavano di sperare in un intervento salvifico diretto di Dio nella storia. La preghiera fiduciosa era la loro arma preferita. Sentivano con profondità il loro rapporto con l’intero popolo d’Israele e consideravano la triste situazione che il popolo viveva come una conseguenza dei peccati delle generazioni precedenti. Essi sanno di essere una minoranza, ma sono consapevoli di rappresentare davanti a Dio l’intero popolo. Non si sentono una élite lontana e distaccata. Per questo compiono una sorta di esame di coscienza facendo memoria delle grandi opere che Dio ha compiuto in favore del popolo di Israele. Il profeta sembra voler fare un esame di coscienza collettivo ricordando anche le colpe del popolo che ha disobbedito ai comandi del Signore. La situazione di tristezza nella quale il popolo si ritrova è la conseguenza della disobbedienza a Dio e alla sua Legge: «Dal giorno in cui il Signore fece uscire i no-stri padri dall’Egitto fino a oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce». Il profeta mostra con chiarezza dov’è la radice dei mali che colpiscono Israele. E le sue parole ovviamente sono tese a rendere consapevole il popolo del peccato commesso perché si converta nuovamente al Signore.