Conversione di Ninive
Conversione di Ninive
M Mons. Vincenzo Paglia
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Giona 3,1-10 | È la seconda volta che il Signore si rivolge a Giona per invitarlo ad andare a Ninive. C’è un’insistenza del Signore, affinché la sua parola sia proclamata in quella città. L’insistenza di Dio è il segno dell’amore verso quella grande città che il Signore vuole salvare dalla distruzione. E ciò che distrugge la città di Ninive e da cui gli abitanti devono convertirsi non è un pericolo esterno, ma «una condotta malvagia e la violenza che è nelle loro mani». Ninive allora è anche un po’ l’immagine del nostro mondo: una grande città globale in cui gli uomini, come dirà poi il libro di Giona, vivono spesso senza saper distinguere la mano destra dalla sinistra, cioè senza alcun criterio di verità, e coltivano sentimenti malvagi e di violenza. Giona allora accoglie il secondo invito di Dio e comincia a percorrere le strade di quella città. Ancora prima di terminare la sua missione, al primo dei tre giorni, gli abitanti credettero alla Parola di Dio e si convertirono, cioè cambiarono vita. E ci colpisce l’efficacia di questa parola il cui effetto fu una conversione totale, che coinvolse tutti gli abitanti dai piccoli ai grandi, ogni gene-razione, ma anche ogni essere vivente, come a dire che la fisionomia stessa di quella città cambiò profondamente accogliendo la predicazione di Giona. Il segno del cambiamento furono il digiuno dal male e dalla violenza e la preghiera. Gli abitanti di Ninive cambiarono vita e Dio, vedendo il loro pentimento, trasformò il suo giudizio di condanna in un giudizio di misericordia ed ebbe pietà di quel popolo che aveva riconosciuto la sua condotta malvagia. Questo è in realtà il “segno di Giona” che viene offerto a ogni generazione perché possa convertire la propria vita e il proprio tempo.