Rivelazione della giustizia di Dio
Rivelazione della giustizia di Dio
M Mons. Vincenzo Paglia
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Romani 3,21-30a | Paolo sino a ora ha affermato che Dio ha rivelato la sua giustizia, ma gli uomini non l’hanno accolta. I pagani non l’hanno riconosciuta né nei segni del creato né nella loro coscienza. Israele, che pure ha ricevuto la Legge, ha fatto di questa non un modo per aderire a Dio con tutto il cuore, ma uno strumento di autogiustificazione. Paolo afferma che Israele non è un’eccezione tra i popoli: tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio. L’elezione, pertanto, non è un privilegio di cui gloriarsi. È piuttosto una scelta che chiede una risposta d’amore. Se Israele non risponde, tradisce l’alleanza. Dio, però, nonostante il tradimento, non scioglie la sua alleanza con Israele. L’elezione resta salda; certo, non per la fedeltà del popolo, ma per quella di Dio. L’amore indefettibile di Dio è uno dei cardini che percorre l’intera vicenda di Israele sino ad arrivare al suo culmine con Gesù che, per amore, dona tutta la sua vita. Paolo esorta i cristiani di Roma a non disprezzare la Legge, ma soprattutto chiede che amino con tutto il cuore la nuova alleanza stabilita da Dio con tutti gli uomini attraverso la fede in Cristo. Questa alleanza è nuova perché basata non sulla Legge ma sulla fede: «Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo». La Legge, afferma Paolo, non viene distrutta. Ma con Cristo è iniziata una nuova epoca nella quale Dio invita tutti, senza alcuna discriminazione, ad accettare la sua grazia e a diventare partecipi del suo popolo. È “la buona novella” di cui Paolo è divenuto testimone.

Memoria della deportazione degli ebrei di Roma durante la seconda guerra mondiale.