Adamo e Cristo
Adamo e Cristo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Romani 5,12.15b.17-19.20b-21 | Questa pagina della Lettera ai Romani inserisce la vicenda cristiana nell’orizzonte più ampio della storia umana. L’apostolo Paolo vuole mostrare ai cristiani di Roma la forza e l’universalità dell’amore di Gesù. Parla di Adamo, il primo uomo, secondo il racconto della Genesi, per ricordare che tutti gli uomini sono Adamo, cioè peccatori e quindi soggetti alla conseguenza ultima del peccato che è la morte: «Tutti hanno peccato». Frutto del peccato sono anche le dimensioni di debolezza e di fragilità che ci appartengono. Esse sono frutto di quell’orgoglio e di quell’auto-sufficienza, radicati nel nostro cuore, che ci allontanano da Dio mettendoci in balia delle forze del male. È, insomma, il “peccato originale”, quello di Adamo che l’umanità intera porta con sé. Ogni uomo e ogni donna, così come il creato, sono segnati da una condizione comune e personale di debolezza. E tutti, uomini e creato, attendiamo una nuova nascita. Paolo afferma quindi che, come tutti gli uomini hanno sperimentato la perdizione per opera di un solo uomo, Adamo, così ora tutti possono raggiungere la salvezza mediante un solo uomo, Gesù Cristo. È lui che, per amore, ha assunto su di sé tutto il peso di tristezza, di violenza, di disperazione, di inimicizia e di morte che grava sulla vita dell’umanità. Con la sua morte Gesù ha di-strutto ogni morte e con la sua risurrezione ha aperto la via della giustizia e della pace. In questo mistero tutti siamo coinvolti per grazia sino a divenirne testimoni autorevoli nel mondo. Il cristiano fa l’esperienza della sovrabbondanza del dono sconvolgente che accompagna la sua vita. È stato liberato dalla forza del peccato e del male e ora la sua vita si inserisce in un disegno nuovo segnato dalla speranza. Gesù lo riscatta dall’uomo vecchio e da una vita priva di senso.