La vigilanza nell’attesa della venuta del Signore
La vigilanza nell’attesa della venuta del Signore
M Mons. Vincenzo Paglia
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1Tessalonicesi 5,1-6.9-11 | Paolo vuole mettere in guardia i tessalonicesi dall’ansia di conoscere e calcolare giorno e ora della venuta di Gesù. Egli «verrà come un ladro di notte». Del resto, lo stesso Gesù aveva avvertito i discepoli: «Se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa» (Lc 12,39). Il ladro, purtroppo, arriva sempre inatteso. Così anche sarà della venuta di Cristo. L’unica certezza che abbiamo sull’ultimo giorno è che verrà improvvisamente e inaspettato. Per questo è necessario vegliare «tutta la notte». Per coloro che vivono senza darsene pensiero, in «pace e sicurezza», il giorno del Signore verrà all’improvviso e si rovescerà su di loro come una rovina, una grande rovina senza possibilità di scampo. A molti succederà come a quel ricco stolto che disse a se stesso: «Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!» (cfr. Lc 12,16-20). L’apostolo chiede di stare sempre svegli e vigilanti, ossia di essere «figli della luce», «figli del giorno», come coloro che vivono appunto alla luce della Parola di Dio e nella chiarezza dell’amore. Chi non ascolta la Parola vive «nell’oscurità» e si comporta come «uno che dorme». L’uomo del giorno è sobrio, non si lascia sopraffare dalle proprie preoccupazioni. È pronto invece alla buona battaglia della fede per sconfiggere il male e far prevalere il bene. Sa quindi indossare le armi adeguate: quelle più importanti sono la fede, la carità e la speranza. Sono armi di Dio che garantiscono la vittoria, anzi la portano già in sé immancabilmente, se il credente le indossa e ne fa uso. Il Signore, infatti, ha già raccolto i credenti nella sua comunità destinandoli così al-la salvezza.