La riconciliazione
La riconciliazione
M Mons. Vincenzo Paglia
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Colossesi 1,21-23 |  La riconciliazione tra le creature non è una dottrina astratta, è una realtà che si è realizzata a partire da Gesù. E la comunità cristiana è il luogo dove tale riconciliazione si rende visibile fin dall’inizio. Paolo lo scrive ai cristiani di Colossi esortandoli a non dimenticare la loro condizione prima della conversione, quando cioè erano estranei gli uni agli altri e, come barbari, erano attaccati al culto degli idoli vivendo lontani dal popolo dell’Alleanza e dunque da Dio. L’apostolo esorta i Colossesi perché comprendano la novità radicale che il Vangelo porta nella vita dell’uomo. Si tratta di una vera e propria rinascita, che gli autori sacri non esitano a chiamare «nuova crea-zione». La salvezza portata dal Vangelo non è quindi una teoria filosofica fondata su ragionamenti astratti. Essa è radicata nella morte di una persona concreta, di un «corpo della sua carne»: Gesù. E dalla sua morte rinasce una vita nuova. Il Figlio, infatti, per ottenere la riconciliazione, si è abbassato fino a rendersi solidale in tutto (tranne nel peccato) con la condizione umana di lontananza da Dio. I credenti che lo hanno accolto sono diventati anch’essi santi, immacolati e irreprensibili come lo è il Figlio. E sono chiamati a vivere in modo degno questa vocazione. Una volta accolto il Vangelo, infatti, occorre rimanervi fedeli fino in fondo. L’apostolo ricorda ai Colossesi, e anche ai credenti di oggi, che il Vangelo è stato annunciato «in tutta la creazione che è sotto il cielo», ossia è stato predicato nelle varie culture del mondo conosciuto e in tutti gli strati della società. Questa garanzia di universalità è una forza preziosa in ogni epoca, ma particolarmente in questo tempo in cui sembrano risorgere particolarismi che fomentano odi e conflitti. Il Vangelo di Cristo opera per raccogliere tutti nell’unica famiglia di Dio.