Conservarsi senza macchia
Conservarsi senza macchia
M Mons. Vincenzo Paglia
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1Timoteo 6,13-16 | L’apostolo chiama Timoteo «uomo di Dio»: una qualifica che sottolinea l’appartenenza del discepolo a Dio, al cui servizio ha dedicato la vita. Questa è dunque la meta che Timoteo deve raggiungere: il perfezionamento dell’uomo interiore con tutte le virtù umane e cristiane. La vita cristiana è paragonata a una gara condotta in virtù della fede. E il trofeo che si ottiene è la vita eterna. Nella sua grande benevolenza Dio stesso – dice Paolo al discepolo – lo ha chiamato a questa vita, e lui ha risposto con una bella professione di fede davanti a molti testimoni. Paolo si riferisce forse al giorno del suo battesimo o a quello della sua consacrazione a presbitero. Come Timoteo, ogni cristiano deve partecipare a questa gara: tutti siamo chiamati a prendervi parte e a rispondere con generosità. L’apostolo si rivolge ancora una volta a Timoteo chiamando a testimone Dio, che dona la vita, e Gesù Cristo, che sotto Ponzio Pilato ha testimoniato il suo amore sino a dare la sua vita sulla croce, perché sia fedele agli insegnamenti ricevuti fino a quando Gesù tornerà nel giudizio universale. Si intende qui il ritorno di Cristo come una “epifania”, ossia come la manifestazione piena dell’amore. L’esortazione dell’apostolo culmina in una lode a Dio: egli è al di sopra di ogni caducità, abita in una luce inaccessibile. La nostra mente non lo comprende, ma la preghiera ci avvicina a lui e ce ne fa sentire la forza e gustare l’amore.