Dio non abbandona il suo popolo
Dio non abbandona il suo popolo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Esdra 9,5-9 | L’esilio, con il quale Israele venne privato della terra, fu la conseguenza del tradimento dell’alleanza. Così accadde anche ai tempi di Esdra, il quale mostrò la confusione di chi scopre l’infedeltà del popolo. L’uomo di Dio si accorge della vergogna non solo del suo peccato, ma anche di quello del suo popolo: «…ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa; la nostra colpa è grande fino al cielo». La coscienza del peccato è un aspetto essenziale dell’uomo di fede: non c’è salvezza senza la coscienza del male compiuto e del proprio peccato, come anche del bisogno di essere salvati. Nessuno si salva da solo. La preghiera nasce proprio da questa consapevolezza – la coscienza della propria insufficienza e la coscienza del peccato – che accompagna quotidianamente la vita del credente. Esdra ci mostra la necessità di rientrare in noi stessi e di scoprire la nostra pochezza, riconoscendo l’amore che Dio ci dona gratuitamente. L’amore di Dio è più grande del nostro peccato, ma chiede a ognuno l’umiltà di riconoscerlo, lasciando da parte le innumerevoli giustificazioni che normalmente accampiamo per giustificarci. Esdra sa che Dio ha lasciato almeno un resto tra il suo popolo, i sopravvissuti dalla deportazione, che sono davanti a lui con le loro mancanze (v. 15).