La missione di Giosuè
La missione di Giosuè
M Mons. Vincenzo Paglia
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Deuteronomio 31,1-8 | Mosè è davvero l’uomo di Dio. Tutto quello che ha fatto è stato sempre in obbedienza al Signore, che lo ha guidato nella liberazione del suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Chi ascolta Dio ama anche il suo popolo, perché legare la vita al Signore significa amare e difendere i suoi, coloro che sceglie e in tanti modi ci affida. Mosè per condurre il popolo del Signore sino alla terra promessa ha affrontato la durezza del deserto, la paura dell’esercito egiziano, l’incredulità dei suoi, la loro scelta di fabbricarsi idoli, l’amarezza della nostalgia. Sempre ha continuato a guidare il suo popolo perché non ha mai cessato di ascoltare Dio e di obbedire per primo alla sua legge. È giunto vicino alla terra promessa, ma non vi entra. Il Signore glielo aveva detto. Mosè non si dispera, non pretende qualcosa per sé, non rivendica il ruolo o qualche diritto. Non possiederà quella terra per la quale aveva affrontato tutto il cammino. Gesù, al termine della sua vita, indica una beatitudine per i credenti: beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Chi crede ha già tutto! Mosè ha sempre creduto alla promessa del Signore. Non ha bisogno di possederla. Sa che tutto è un suo dono e che sarà Dio stesso a guidare il suo popolo. Spesso gli uomini scambiano il dono per possesso, legano quello che viene chiesto loro alla propria persona, si fanno prendere dal protagonismo che finisce per legare tutto a se stessi. Mosè chiede ai suoi di continuare a fidarsi di Dio, per affrontare le nuove sfide. Giosuè condurrà il popolo. Ma sempre perché il Signore è davanti a lui nel cammino. La forte serenità di Mosè, la sua libertà dal possedere, che così tanto condiziona la vita e le scelte dei discepoli e degli uomini, fanno di lui un vero credente.