La Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà
La Pasqua, passaggio dalla schiavitù alla libertà
M Mons. Vincenzo Paglia
00:00
00:00

Esodo 11,10–12,14 | Il Signore continua a parlare a Mosè e ad Aronne perché possano affrontare con coraggio e con forza il faraone e liberare il popolo di Israele dalla schiavitù. La liberazione del popolo non avviene magicamente. Richiede un lavoro continuo e coraggioso nel recidere le numerose reti che imprigionano in una logica perversa. Dio pro-mette a Mosè e ad Aronne la “Pasqua”, ossia il suo passaggio che avvia la liberazione dalla schiavitù verso la libertà, la vittoria sul peccato da parte dell’amore. Dio prescrive la cena dell’agnello, quella Pasqua che Gesù celebrerà con i suoi, la nuova famiglia, il nuovo popolo che si era scelto. L’agnello stesso sarà nutrimento e protezione, perché il suo sangue sarà posto sugli stipiti e sull’architrave delle case che debbono essere risparmiate. Queste prescrizioni troveranno la loro pienezza nella Pasqua del Signore Gesù, vero agnello sacrificato per aprirci alla piena vittoria sul male, al passaggio più difficile eppure indispensabile, quello dalla morte alla vita. Gesù è l’agnello che Giovanni Battista indica presente, l’ultimo sacrificio per una pienezza di amore che è affermato una volta per sempre. Dio indica come si deve consumare la Pasqua. In molte immagini dell’ultima cena, ad esempio, sono raffigurati i bastoni ai piedi degli apostoli proprio per indicare la richiesta di Dio di essere a tavola con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. È anche la raffigurazione del discepolo che è sempre pronto, ossia che non si lascia circuire né imprigionare dalla logica e dai lacci del male. Questo giorno sarà per il popolo di Dio un memoriale, celebrato come festa del Signore.