Timore nel passaggio verso la terra promessa
Timore nel passaggio verso la terra promessa
M Mons. Vincenzo Paglia
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Esodo 14,5-18 | Il passaggio del Mar Rosso divide la storia in un prima e in un dopo. Un racconto parallelo sarà quello del passaggio del fiume Giordano (cfr. Gs 1,10-18; Sal 114). Il testo mostra la forza di Dio di fronte al potere egiziano. È la Parola di Dio rivolta a Mosè che muove gli eventi. Il popolo ascolta le parole di Mosè e inizia la sua fuga dall’Egitto prendendo la direzione che avrebbe portato verso la Palestina. Il faraone, indispettito sia per la perdita di preziosa manodopera sia per l’umiliazione che questa fuga rappresentava, subito organizza l’inseguimento per riprenderli e ricondurli in Egitto. Il popolo di Israele, davvero piccolo di fronte alla potenza dell’Egitto, al vedersi inseguito e quasi raggiunto dagli egiziani, si lascia prendere dalla paura. E grida al Signore il suo lamento e a Mosè la sua protesta. Ha perso la fiducia nella forza di Dio e si sente perduto in balia del nemico. La via della libertà, la scelta della sequela di Dio è sempre una lotta e sempre richiede la conversione del proprio cuore, ossia riporre in Dio la propria fiducia. Quante volte ci arrendiamo di fronte alle prime difficoltà! Il popolo vedendosi incalzato da dietro dagli egiziani e davanti dal Mar Rosso, si sente ormai perso. E si scaglia contro Mosè. Ma il Signore interviene ancora: rimprovera anche Mosè che si era lasciato irretire dalle grida del popolo di Israele e gli ordina che tutti riprendano il cammino. Il Signore che li aveva fatti uscire dall’Egitto non li avrebbe abbandonati. E il testo mostra l’intervento miracoloso di Dio. «Tu intanto – dice Dio a Mosè – alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto». E fa allusione alla sconfitta degli egiziani: anche questa sarebbe stata opera di Dio. Quel che appariva impossibile, Dio lo avrebbe realizzato. E Israele poteva avviarsi verso la libertà.