Giovanni 20,1.11-18 | Oggi la liturgia fa memoria di Maria Maddalena, che incontrò Gesù all’inizio della sua missione in Galilea e fu liberata da «sette demoni». Il Vangelo ce la presenta mentre sta accanto al sepolcro vuoto e piange. Non è facile rimanere accanto a un sepolcro, cioè accanto a una sofferenza grande. Ma questa è la forza dell’amore che lega Maria di Magdala al suo maestro. «Donna perché piangi?» chiedono gli angeli, come poi farà lo stesso Gesù. E le lacrime di Maria ci parlano di un grande amore, di una rivolta contro la morte, e che non c’è una vera risurrezione se non si passa in fondo da quelle lacrime e da quella domanda: «Perché piangi?». E quella domanda rivolta a Maria di Magdala oggi risuona davanti a tanti sepolcri e luoghi di dolore: dai luoghi feriti della guerra, in Ucraina e in tanti altri luoghi del mondo, al dolore di chi si sente solo davanti alla difficoltà e ai problemi della vita. Cosa cerchi? Quanti cercano pace, futuro, amicizia, un senso alla propria vita. Gesù per Maria era tutto questo. E Maria allora, che la chiesa definisce l’Apostola degli Apostoli, diventa per noi un modello: lasciarci ispirare dal “maestro”. Anche noi potremo vivere la sua compassione, le sue lacrime davanti alla tomba vuota – anche in questo momento della storia che sembra uscita da Dio – e il suo coraggio nel comunicare a tutti la gioia della risurrezione. Assieme a lei siamo anche noi portatori della speranza della risurrezione lì dove manca.
La tomba trovata vuota
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