Inizia la persecuzione e la missione della prima comunità
Inizia la persecuzione e la missione della prima comunità
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 8,1b-8 | La lapidazione di Stefano segna una tappa importante nella storia della prima comunità cristiana. Iniziava la storia del martirio cristiano, come del resto Gesù stesso aveva detto parlando anche di sé: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Qualche secolo dopo, un sapiente cristiano, Tertulliano, di fronte all’incrudelirsi delle persecuzioni dei cristiani, dirà: «Il sangue dei martiri è seme dei cristiani». In effetti, la feroce lapidazione di Stefano non mirava unicamente alla sua eliminazione, ma al tentativo di bloccare sul nascere la predicazione cristiana: scatenò infatti una violenta persecuzione contro quei primi seguaci di Gesù di Nazareth. Luca scrive che alcuni poterono rimanere a Gerusalemme, mentre molti altri dovettero fuggire verso Antiochia. E la predicazione del Vangelo continuò in questa città. La Parola di Dio non si lascia incatenare. Se i discepoli le sono fedeli, la predicazione ne viene rafforzata. Si può dire perciò che la repressione della comunità di Gerusalemme, invece di frenare, accelerò l’allargamento della predicazione del Vangelo nelle altre città. L’amore cristiano porta a «dare la propria vita» per il Vangelo e per i fratelli soprattutto più poveri. È quanto testimonia anche Filippo, un altro dei sette diaconi. Egli – ma è l’esempio di tanti altri discepoli di quella prima Chiesa di cui non conosciamo il nome – allargò la predicazione alla regione della Samaria e nuovi prodigi avvenivano tra il popolo. La Parola di Dio cresceva nel cuore di tanti e altrettanto cresceva la comunità.