Filippo battezza un ministro etiope
Filippo battezza un ministro etiope
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 8,26-40 | Sulla via di Gaza, verso il sud, terra oggi violentata tragicamente con migliaia di morti, molti bambini, con la distruzione dell’intero territorio e la chiusura di tutte le vie di fuga, c’è un pellegrino che da Gerusalemme torna verso l’Etiopia. Costui, uomo di fiducia di Candace, la regina d’Etiopia, se ne sta sul suo carro leggendo Isaia. Filippo – che abbiamo già incontrato nella lettura di ieri –, guidato dallo Spirito Santo, gli si avvicina e gli chiede se comprende ciò che sta leggendo. L’etiope risponde con sincerità: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?». È una risposta su cui porre la nostra attenzione, perché indica qual è la via ordinaria per giungere alla fede. Nessuno può darsi la fede da se stesso, e nessuno può comprendere le Sante Scritture senza l’aiuto della comunità, senza stare, come diceva sant’Agostino, sulle ginocchia della santa madre Chiesa. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto e che ci faccia comprendere il Vangelo. Sì, ognuno di noi deve prendere sul carro della propria vita qualcuno che lo accompagni, che lo aiuti nella comprensione delle Scritture, ossia come la Parola di Dio si applica alla sua vita di ogni giorno. Nessuno di noi è autosufficiente nella fede. L’etiope accettò l’aiuto di Filippo e lo ascoltò lungo tutto il viaggio. A un certo momento, l’etiope fece fermare il carro e chiese il battesimo. Aveva compreso il brano che leggeva, ma non in maniera astratta. La comprensione fu profonda, ossia che le parole del profeta erano dirette anche a sé. Per questo volle essere battezzato, quel che aveva ascoltato doveva realizzarsi anche nella sua vita. Se sappiamo fermare il carro della nostra vita e ci facciamo aiutare a “entrare” nelle pagine evangeliche, sentiremo anche noi la forza per riprendere con maggior vigore e con maggior chiarezza il nostro cammino.