Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
M Mons. Vincenzo Paglia
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Atti 13,44-52 | L’apostolo Paolo torna a parlare nella sinagoga il sabato seguente. E, nota l’autore degli Atti: «Quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore». Anche oggi, e forse più di ieri, le città hanno bisogno di ascoltare quella stessa Parola. Il clima di paura e di rassegnato ripiegamento egocentrico, assieme a quel senti-mento di spaesamento che coglie tanti e che sempre più sembra diffondersi nel mondo, è una invocazione inconscia perché Gesù venga presto a toccare il cuore della gente. Certo può accadere anche oggi che gelosie e invidie ostacolino violentemente la predicazione del Vangelo, come accadde a Paolo. La storia della predicazione cristiana è piena di esempi analoghi: non mancano mai gli ostacoli al Vangelo, e talora proprio da chi dovrebbe accoglierlo per primo. Paolo comunque non desiste e inizia a rivolgersi ai pagani. È un momento decisivo per la vita della prima comunità cristiana, una sorta di spartiacque nella storia della missione cristiana. Tale scelta pastorale nasce ancora una volta dalla intelligenza spirituale di leggere e interpretare i “segni dei tempi”. Paolo sperimenta la grande disponibilità dei pagani ad accogliere il Vangelo. E sente che non può non rispondere con prontezza a questa attesa. In effetti, tanti pagani aderiscono, e anche volentieri, alla fede cristiana. Luca, con giusta soddisfazione, ancora una volta può scrivere: «La Parola di Dio si diffondeva». Davvero, parafrasando un’affermazione di Gregorio Magno, si può aggiungere: “La Scrittura cresce con coloro che l’ascoltano”. È una lezione che anche noi dobbiamo apprendere in questo nostro tempo. Miliardi di persone attendono una parola di salvezza. È urgente che nel nostro mondo globalizzato anche «la Parola di Dio si diffonda», si globalizzi, sino a toccare i cuori anche i più lontani e li consoli.