VIII del tempo ordinario
VIII del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Sir 27,5-8 | I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela i pensieri del cuore. Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini. Se cerchi la giustizia, la raggiungerai e te ne rivestirai come di un manto di gloria.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 91 (92)

R. È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte. R.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c'è malvagità. R.


Seconda Lettura 1Cor 15,54-58 | Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.


Vangelo Lc 6,39-45 | Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: 'Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio', mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda".


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Sir 27,4-7; Sal 92 (91); 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45 | il breve passo del Siracide che ci invita a riflettere sul peso delle parole, mai come in questi giorni di guerra, mostra la sua verità. Quante affermazioni, quante parole false e ambigue hanno giustificato azioni di guerra e di oppressione! “Il frutto – scrive l’autore sacro - dimostra com'è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento dell'uomo”. Nelle parole false di questo tempo – sebbene non è da ora che si spargono notizie menzognere – appaiono in verità i propositi violenti di coloro che non voglio la pace. Gesù stesso – nel Vangelo di Matteo - avverte i discepoli che “di ogni parola che sarà detta senza fondamento, si renderà conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parola sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato (Mt 12, 36-37). E le parole “dette senza fondamento” sono quelle che abbattono senza far rialzare, quelle che distruggono senza ricostruire, quelle che avviliscono senza poi sostenere. Tutte queste parole nascono da un cuore cattivo che non si cura del bene degli altri. La Lettera di Giacomo paragona la lingua al timone delle navi: “benché (le navi) siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone”, appunto, la lingua; o anche ad un piccolo fuoco che tuttavia è capace di incendiare una grande foresta (Giacomo 3, 4-5). Le nostre parole non sono indifferenti o senza conseguenze. Quante volte, con superficiale indifferenza, con le nostre parole feriamo chi ci sta accanto! E quante altre volte, al contrario, l’avarizia di parole lascia nella solitudine chi ha bisogno di compagnia e di affetto! In una cosa, invece, siamo tutti abbastanza bravi: nel parlare di noi stessi o delle nostre cose, prevaricando sugli altri, senza lasciare loro lo spazio per esprimersi e noi per accogliere.

La pagina del Vangelo di Luca (6, 39-45) - che riporta l’ultima parte del discorso delle beatitudini -, afferma che è da un cuore buono che nascono parole buone, utili, che edificano: “Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero si riconosce dai suoi frutti”. E ancora: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? ambedue cadranno in una buca”. Con queste affermazioni Gesù vuole richiamare la centralità del cuore nella vita dei discepoli. I comportamenti – come anche le parole – manifestano quel che siamo dentro, quel che pulsa nel nostro cuore, quel che sostanzia la nostra vita. Di qui la necessità per il discepolo lasciarsi vagliare dalla “Parola di Dio”, di lasciare che la Parola di Dio fermenti il cuore, lo trasformi per poter generare parole e comportamenti conformi alla Parola che abbiamo ascoltato. E’ la via perché il discepolo diventi testimone del Vangelo: il suo esempio e le sue parole sono una luce anche per gli altri. La cecità è l’effetto amaro della concentrazione su se tessi, del ripiegamento sulle proprie convinzioni non illuminate dalla Parola di Dio. E ci si pensa anche maestri. Ma – avverte Gesù – può un cieco guidare un altro cieco?

C’è poi la tentazione di giudicare con occhio malevolo gli altri, che Gesù stigmatizza: “perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. E’ l’antico vizio di essere buoni con se stessi e severi con gli altri; un vizio che tutti conosciamo molto bene e che fa tanto danno nella vita quotidiana. Il Vangelo ci invita all’umiltà, ad avere un cuore buono, perché usciranno parole buone, piene di misericordia e di verità. Il Vangelo apre gli occhi della mente e scalda il cuore per vedere con gli occhi stessi di Gesù, per commuoversi con i suoi stessi sentimenti e venire incontro agli altri con misericordia.

Tutto ciò non è scontato e tanto meno spontaneo. Richiede un lavoro vero e proprio sulla propria vita interiore, una ascesi sui propri istinti, una perseveranza nell’ascolto della Parola di Dio, un legame forte con la comunità dei fratelli. Il tempo della quaresima – che si aprirà con il prossimo mercoledì delle ceneri – è un grande dono che ci viene offerto per ritrovare il cuore, quello che il Vangelo vuole forgiare con i sentimenti stessi di Gesù.