V del tempo ordinario
V del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Is 6,1-2a.3-8 | Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro, dicendo: "Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria". Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti". Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e disse: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato". Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!".


Salmo Responsoriale

Dal Sal 137 (138)

R. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.
 
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.
 
Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore! R.
 
La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.


Seconda Lettura 1Cor 15,1-11 | Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l'ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.


Vangelo Lc 5,1-11 | Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore". Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Is 6,1-2a.3-8; Sal 138 (137); 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11 | Il brano evangelico di Luca narra la chiamata dei primi discepoli che avviene, a differenza di quelli paralleli di Matteo e Marco, dopo che Gesù aveva già una notevole popolarità. L’evangelista narra di una folla numerosa che si accalca attorno a Gesù per ascoltare la “parola di Dio”. E’ la prima volta che l’evangelista usa il termine “parola di Dio”. Vuole raccogliere la missione cristiana come il progresso della Parola: man mano che la predicazione cresceva si allargava anche il numero di coloro che l’ascoltavano. Dio parlava per mezzo di Gesù, di qui l’autorevolezza della sua parola: radunava, liberava, compiva prodigi; era efficace. In questo, potremmo dire con le parole che tra poco userà per Pietro, Gesù è il primo pescatore di uomini, il primo – e nella realtà di fondo, l’unico – che compie il miracolo. E’ proprio per fare udire la Parola di Dio alla folla crescente, che Gesù chiede a Simone di salire sulla sua barca e di scostarsi un po' dalla riva: tutti dovevano ascoltarla. La scena che l’evangelista scolpisce è emblematica: Gesù, seduto sulla barca di Simon Pietro, che predica. E’ l’immagine della Chiesa che già in quel primo giorno prendeva forma.

Quando Gesù ebbe finito di parlare, come a voler mostrare immediatamente i frutti della predicazione, Gesù si rivolge a Pietro: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. L’invito è rivolto a Simone, a lui infatti apparteneva la barca, come a voler sottolineare la concretezza del carisma, ma immediatamente la responsabilità si estende agli altri componenti l’equipaggio: “gettate le vostre reti”: tutti i presenti sulla barca sono chiamati a gettare le reti per la pesca, tutti. Simone – Luca non lo chiama ancora Pietro -, di fronte a questo invito inusuale, visto che la pesca si fa di notte, non di giorno, obbedì ugualmente, abdicando alle consuetudini e soprattutto mettendo in secondo piano la stanchezza per la fatica notturna senza aver ottenuto nessun risultato. “Sulla tua parola getterò le reti”, concluse la sua risposta. L’obbedienza pronta al Vangelo è il segreto del discepolo, ciò che rende ragione di una vita che continua a operare miracoli. Anche per noi si può applicare la nota dell’evangelista: “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano".

Il Vangelo invita a sentire ancora lo stupore per la straordinaria storia che il Signore continua a farci vivere, una storia piena di frutti. Lungo gli anni abbiamo sperimentato il bisogno di chiamare altri per accogliere i tanti che attendevano l’invito del Vangelo per un mondo nuovo, fraterno e pacifico. E abbiamo sperimentato la forza della comunione che, liberandoci da egoismi devianti, ha reso possibile la missione evangelica, come in quel giorno quei primi tre discepoli, i quali “fecero cenno ai compagni dell’altra barca che venissero ad aiutarli”. Ancora oggi, l’invito a “prendere il largo”, ci porta ad allargare l’impegno per sollevare i tanti che sono travolti dalle onde gelide della guerra, dell’indifferenza, di ogni chiusura. Intanto imitiamo Simon Pietro che, gettandosi “alle ginocchia di Gesù”, riconosce la sua pochezza e il suo peccato: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Quanto è avvenuto davanti ai suoi occhi è più grande di lui, tutto lo supera. Il Signore non solo non si allontana da loro, li porta sino a riva e dice a Pietro: "non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Non temete, non temiamo di obbedire al Signore, egli è più grande del nostro peccato, e continua ad operare con noi. E, anche noi, "d'ora in poi", da oggi, riprendiamo a camminare con lui. Scrive Luca: tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Così sia anche per noi.