II del tempo ordinario
II del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Prima Lettura Is 62,1-5 | Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.


Salmo Responsoriale

Dal Sal 95 (96)

R. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. R.


Seconda Lettura 1Cor 12,4-11 | Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell'unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l'unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.


Vangelo Gv 2,1-11 | Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: 'Non hanno vino'. E Gesù le rispose: 'Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora'. Sua madre disse ai servitori: 'Qualsiasi cosa vi dica, fatela'. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: 'Riempite d'acqua le anfore'; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: 'Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto'. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: 'Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora'. Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

Is 62,1-5; Sal 96 (95); 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11 | Il brano evangelico delle nozze di Cana, che l’evangelista mette all’inizio del suo Vangelo, in certo modo riassume l’intera missione di Gesù. Non è solo il primo dei “segni”, ne è l’archetipo. Riassume in sé l’immagine della destinazione dei popoli che tutti possono comprendere sino ad esserne anche attratti. Gesù l’espliciterà nelle parabole del regno che paragona appunto ad un banchetto di nozze. In un mondo privo di visoni e smarrito sul senso della vita, qui si parla di una festosa convivialità che ha la sua forza attrattiva. Il “segno” di Cana ha cambiato anche il cuore dei discepoli, i quali proprio da Cana iniziarono a credere in Gesù. Erano un piccolissimo gruppo che da soli tre giorni seguiva Gesù, ma al vedere il “segno” di Cana, nota l’evangelista, “credettero in lui”. Compresero cioè che il cambiamento dell’acqua in vino mostrava nei fatti che con Gesù stava inaugurando una convivenza festosa tra gli uomini. Persino le consuetudini più solide furono rovesciate. Lo notò il maestro di tavola: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu, invece, hai tenuto da parte il vino buono finora”. A Cana Gesù iniziava il nuovo regno: la solitudine veniva trasformata in comunione, la tristezza in gioia e la morte in vita. Finalmente le parole del profeta si realizzavano: “Nessuno ti chiamerà più abbandonata…ma sarai chiamata mia gioia”.

Colpisce nella narrazione la presenza della Madre di Gesù, la quale era lì già prima di lui. Appare come colei che vigila perché tutto vada bene. E’ lei, infatti, ad accorgersi che il vino sta per finire. Verosimilmente siamo verso il giorno finale della festa che in genere durava più di qualche giorno. Subito Maria si reca dal Figlio e, preoccupata, gli dice: "Non hanno più vino!". Potremo dire: è lei, ben prima di noi e talora anche senza di noi, che intercede perché tutto vada bene. E sente la responsabilità dell’amore. Tanto che, di fronte alla enigmatica risposta del Figlio: “Che cosa c’è tra me e te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”, dà per scontato l’esaudimento della sua preghiera, una preghiera audace, come può essere quella di una madre. Quante volte manca il vino – la gioia oltre che il necessario per vivere -, ai deboli, ai poveri, agli anziani, ai profughi e ai popoli ove c’è la guerra, la fame, l’ingiustizia, l’abbandono. Quella Madre – ed anche la nostra preghiera di intercessione - continua a dire al Signore: “Non hanno più vino”. Il Figlio – la Madre lo sa bene - non resiste alla richiesta di Maria. Come non resiste neppure alle nostre preghiere. Il teologo Karl Barth amava dire: “Dio non agisce nello stesso modo se preghiamo o no”. Cana ne è la prova. La preghiera fatta con fede ha una forza che piega anche il cuore di Dio. Per questo Maria dice ai servi: "Fate quello che egli vi dirà". Sappiamo bene che è Gesù a compiere il miracolo, ma ha bisogno che quei servi riempiano d'acqua le giare fin o all’orlo, generosamente, fin quasi ad eccedere. E’ la forza della preghiera di intercessione, un vero we proprio ministero che dovremmo tutti riscoprire.