Inno a Cristo, Signore dell’universo
Inno a Cristo, Signore dell’universo
M Mons. Vincenzo Paglia
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Colossesi 1,15-20 | Paolo per avvertire i Colossesi a non rassegnarsi al potere delle potenze oscure del mondo compone l’inno cristologico. Parla anzitutto della preesistenza e superiorità di Cristo su tutto il creato, incluse le schiere delle potenze cosmiche, ossia ogni potenza immateriale. Queste ultime non hanno più la forza per competere con Cristo, unica vera risposta alle inquietudini dell’uomo. L’apostolo, affermando che il Figlio è «immagine del Dio invisibile» e «primogenito di tutta la creazione», non vuol dire solo che è la prima e la più importante tra le creature, ma che ha la preminenza sull’intera creazione. Nel Figlio tutto il creato, comprese le realtà invisibili – che l’apostolo elenca singolarmente – trova consistenza, ragione e senso. Il Figlio è all’origine e alla fine della storia che culmina nella risurrezione di Gesù, l’evento centrale che rende nuove tutte le cose. L’apostolo chiarisce così cosa significa per i cristiani l’appartenenza alla Chiesa: divenire, come comunità, sacramento di Cristo nel mondo. Ma aggiunge che Cristo è anche il «primogenito». Cristo, con la sua risurrezione, inaugura quella universale dei morti. Egli è il primo a risorgere, colui che apre la via, «il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29), che ha portato a compimento la vocazione profonda dell’uomo: entrare in comunione con Dio. Paolo non distoglie il suo sguardo da Cristo e non si stanca di esaltarne il primato: «È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza». E il male, che ancora opera nel mondo, è stato comunque definitivamente debellato da Gesù. In lui Dio ha già realizzato la pace tra tutte le creature, la pace cosmica.