Gesù e sua madre
Gesù e sua madre
M Mons. Vincenzo Paglia
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Giovanni 19,25-27 | Subito dopo la festa dell’Esaltazione della Croce, la Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine Maria Addolorata. Il Vangelo di Giovanni, in poche righe, ci narra lo straordinario mistero della presenza di Maria, addolorata per la morte del figlio, che gli resta accanto e riceve da lui una nuova missione. Forse in quelle ore Maria tornò con la mente all’incontro con Simeone e comprese fino in fondo le parole che le aveva rivolto: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,33-35). La passione di Gesù, segnata dalla violenza e dal tradimento sino alla croce, aveva già il germe della vita risorta. Dall’alto della croce, infatti, Gesù non chiede consolazione per sé, come avremmo fatto noi, non invoca compassione per sé. Egli – e ci offre così un esempio di immenso amore – si preoccupa anzitutto della madre e del giovane discepolo che egli amava. Nel discepolo c’è il volto di ognuno di noi. Gesù ci affida tutti alla madre, a Maria, alla Chiesa, alla comunità dei credenti. E, viceversa, affida a Maria ciascuno di noi. Non siamo abbandonati a una società che tanto spesso è matrigna con i suoi figli. Gesù chiede a Maria di essere anche nostra madre, affidandole il compito di essere la madre di tutti. Gli antichi dicevano che non si dice mai abbastanza di Maria, di questa madre. E in un certo senso è verissimo: Maria è la prima dei credenti, la prima ad avere un cuore come quello del Figlio. E le tante immagini dell’Addolorata diffuse tra il grande popolo dei credenti mostrano non solo il bisogno che tutti abbiamo di una madre, ma soprattutto che l’abbiamo trovata o meglio che ci è stata data. A noi il compito di accoglierla.