XVIII del tempo ordinario
XVIII del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Qo 1,2.2,21-23; Sal 90 (89); Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21 | Il Vangelo di questa domenica si apre con la domanda di due fratelli che chiedono a Gesù di intervenire per una questione di eredità. In effetti quanti parenti, di fronte ai testamenti, si guardano con ostilità, pronti a prevaricare l’uno sull’altro per accaparrarsi la parte migliore! Gesù rifiuta di intervenire a questo livello. Non è maestro di spartizioni, ma di umanità. Per quei due fratelli il vero problema non è nelle cose, ma nei loro cuori pieni di cupidigia. Rivolgendosi a tutti, Gesù dice: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Gesù non vuole disprezzare i beni della terra; sa bene quanto sono utili. Ma chi poggia la ricerca della felicità solo su di essi investe falsamente.

La parabola che segue ne è l’illustrazione. Il protagonista è un ricco proprietario al quale gli affari sono andati benissimo. Deve persino costruire altri fabbricati per mettervi l’ingente raccolto. Il problema non è nella produzione della ricchezza, ovviamente, ma nel comportamento del proprietario. Per lui l’accumulo dei beni per sé – e al massimo per la sua famiglia – equivale alla tranquillità e alla felicità. Ma c’è una stoltezza nei suoi calcoli; ha fatto tutti i conti, ma ha omesso quello più importante, la scelta dell’ora della morte. Ha pensato ai suoi giorni, ma non all’ultimo. E tutti sappiamo bene che con la morte non ci porteremo nulla dietro, se non l’amore e il bene che abbiamo fatto. Dice l’apostolo Paolo, nella Lettera ai Colossesi: «Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra». Le cose di lassù non sono quelle astratte, sono l’amore e le opere buone che facciamo su questa terra. Queste sono le vere ricchezze che non saranno né consumate né toccate. I beni della terra possono essere utili per il cielo se sono sottomessi all’amore e alla compassione. Se i nostri beni sono messi a disposizione dei poveri e dei deboli, essi diventeranno ricchezza vera per il cielo. Si potrebbe dire che dare i beni ai poveri significa metterli in banca al massimo interesse. Chi accumula non solo per sé arricchisce davanti a Dio, dice Gesù. Nel nostro mondo, ove accumulare per sé sembra divenuta l’unica vera regola di vita, questo Vangelo suona di scandalo. In verità è la via più saggia per superare divisioni e scontri, e per costruire una vita più solidale e più felice.

Prima Lettura ... | ...


Salmo Responsoriale

 


Seconda Lettura ... | ...


Vangelo ... | ...


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

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