Numeri 20,1-13 | Siamo di nuovo durante la traversata del deserto in cammino verso la terra promessa. Quel deserto è come la vita di ogni giorno delle donne e degli uomini di fede. Le difficoltà e gli ostacoli non mancano mai. Quel giorno fu la mancanza di acqua, elemento indispensabile (e ben si capisce che cosa significhi camminare nel deserto senza acqua). Qui si dice, a differenza di altri testi, che il «popolo ebbe una lite con Mosè». In verità, la parola ebraica non vuole indicare quello che capita a tutti noi, cioè di litigare con qualcuno. Si tratta di una messa in discussione di un’azione di Dio che si ritiene profondamente ingiusta, quella di aver liberato un popolo per poi lasciarlo morire! È un’accusa grave, frutto di una continua incomprensione da parte di Israele e della incapacità ad affidarsi al Signore e alla sua protezione. Spesso nei momenti difficili della vita si accusa il Signore di essere ingiusto verso di noi, dimenticando i tanti benefici cha abbiamo ricevuto da lui. Ci si chiude così nel proprio senso di giustizia, nelle recriminazioni e nell’affermazione dei propri diritti, senza l’umiltà di farsi aiutare nel bisogno. Ma il Signore ascolta anche il lamento e non si stanca mai di rispondere a un popolo che si crede oggetto di ingiustizia. Così fa sgorgare dell’acqua per Israele, tuttavia Mosè e Aronne non introdurranno quell’assemblea nella terra promessa: anch’essi avevano dubitato della presenza misericordiosa di Dio, e per questo non entreranno nella terra che tanto avevano desiderato.
Le acque di Merìba
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