Il passaggio del Giordano
Il passaggio del Giordano
M Mons. Vincenzo Paglia
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Giosuè 3,7-11.13-17 | Il Signore rassicura Giosuè del suo sostegno e della sua compagnia: «Sappiano che, come sono stato con Mosè, così sarò con te». Sì, è sempre il Signore che guida il suo popolo, anche nel cambiamento dei responsabili della comunità dei credenti. Il Signore, e solo lui, è il pastore buono. E a lui si deve conformare chi è chiamato alla responsabilità della guida. Giosuè accoglie il compito che il Signore gli affida e si rivolge autorevolmente al popolo: l’autorità non gli viene dalle sue qualità o dalle sue strategie, ma solo dal fatto che trasmette «gli ordini del Signore». Per questo può assicurare che i nemici saranno scacciati e che il Signore stesso donerà la terra al suo popolo. Con questa fiducia inizia la traversata del fiume Giordano. Al momento del passaggio dell’Arca – come avvenne nel Mar Rosso – le acque si ritirano e si apre un passaggio all’asciutto. L’Arca è portata dai leviti che, essendo consacrati al culto e alle cose sacre, debbono starle vicino. Il resto del popolo segue a una certa distanza. A metà del guado l’Arca si ferma e lascia che il popolo passi davanti: è l’Arca la protagonista di questo passaggio miracoloso. In poche righe viene nominata sette volte. E questo evento è ancor più straordinario se si tiene conto che il fiume era ingrossato dalle acque. L’Arca è più forte: le acque si dividono e il popolo può traversare senza problemi il letto del fiume e giungere all’altra riva. L’Arca – come un buon pastore – attende al centro del fiume sino a che tutto il popolo sia passato. Solo a questo punto anch’essa avanza fino alla terra ferma. Il Signore non abbandona il suo popolo nel momento del pericolo o nei momenti difficili.