La fede di Tommaso
La fede di Tommaso
M Mons. Vincenzo Paglia
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Giovanni 20,24-29 | Oggi celebriamo la festa di san Tommaso, chiamato Didimo (gemello). Il Vangelo di Giovanni ne parla varie volte in connessione con alcuni momenti importanti della vita di Gesù. Quando Gesù voleva andare da Lazzaro, malato, e vi era un grave pericolo per la vita del maestro, Tommaso, a nome di tutti i discepoli, disse: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11,16). Era molto sicuro di sé, delle sue sensazioni, delle sue convinzioni, come appare chiaro alla sera della Pasqua. Agli altri Apostoli che, la sera di Pasqua, gli dicevano di aver visto il Signore risorto, lui rispose, appunto, con quella ormai nota frase divenuta emblema dell’incredulità: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi… non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». A pensarci bene, ognuno di noi è vicino a questo atteggiamento di Tommaso. Siamo sicuri di noi stessi, delle nostre sensazioni e delle nostre convinzioni. Tommaso ha bisogno di incontrare nuovamente il Signore, di ascoltarlo, di vederlo e anche di toccarlo. Ed ecco che Gesù torna nuovamente in mezzo ai discepoli, e lo invita a toccare le sue ferite. Tommaso davanti a quel corpo ferito esclama: «Mio Signore e mio Dio!». Così davanti alle ferite di questo mondo, davanti al dolore di ogni uomo che quelle ferite contengono, siamo chiamati ad avere la fede di Tom-maso. Gesù, rivolgendosi a lui, e pensando anche a tutti coloro che sarebbero seguiti, dice: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto». È l’ultima beatitudine del Vangelo. Ed è la beatitudine anche per noi, chiamati a credere senza vedere, ma a toccare le ferite del Signore nel corpo dei poveri.