Giacobbe parte per l’Egitto
Giacobbe parte per l’Egitto
M Mons. Vincenzo Paglia
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Genesi 46,1-7.28-30 | La lunga storia di Giuseppe, dei suoi sogni interpretati con gelosia dai fratelli e causa della violenza contro di lui, termina con la narrazione dell’incontro con il padre. Giacobbe, rimasto in Canaan, vuole vedere suo figlio prima che muoia. Decide quindi di recarsi in Egitto. Non può morire senza averlo riveduto. Giacobbe si mette in viaggio. Porta con sé tutti i suoi familiari, perché tutti si riconcilino con quel figlio che era stato venduto agli egiziani. L’incontro con lui è pieno di commozione e riconcilia anche Giacobbe con tutta la sua vita, tanto che esclama: «Posso anche morire». La vera aspirazione di Giacobbe, del popolo di Dio, è che nessuno sia perduto. Per questo si mette in viaggio, anche a tarda età con tutti i disagi e i pericoli, per ritrovare il figlio dei sogni. Al vederlo comprende che la benedizione di Dio si è realizzata. La gelosia violenta e omicida dei fratelli, causata dalla sua predilezione verso il “sognatore”, era frutto del male e motivo per fare crescere i confronti malevoli. Per il Signore, invece, tutto coopera al bene e il più grande è colui che si è fatto schiavo per noi. Le diversità, come i sogni di Giuseppe, erano una ricchezza anche per i fratelli, anche se loro non l’avevano compreso. Anzi lo avevano avversato e persino venduto. I carismi di Giuseppe non erano per la divisione e tanto meno per il conflitto. Al contrario, erano un dono ricevuto dal Signore per il bene comune di tutti.