La nascita di Mosè
La nascita di Mosè
M Mons. Vincenzo Paglia
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Esodo 2,1-15 | Il racconto della nascita di Mosè ci stupisce. Egli viene dalla tribù di Levi, una tribù che era stata maledetta per la sua violenza (Gen 49,5-7); porta un nome egiziano ed è, fin da subito, completamente inserito nella cultura egiziana. È una sorta di doppia nascita: Mosè è sia ebreo che egiziano. È una contraddizione che, tuttavia, non impedisce a Dio di scegliere proprio lui per liberare il popolo di Israele. Anzi, il disegno di Dio, attraverso la sto-ria di Mosè, rivela il valore di crescere insieme agli altri, anche in un mondo che tante volte sembra straniero alla nostra mentalità e alla nostra cultura. Mosè si presenta come il salvato dalle acque, e in effetti Dio lo salva, come per indicare in anticipo il compito che affiderà a quel bambino verso il suo popolo, ossia liberarlo dalla schiavitù attraverso le acque del mare. Quella di Israele sembrava una sorte segnata dalla schiavitù, da cui sarebbe stato impossibile uscire, ma Dio non abbandona gli uomini, non abbandona i poveri, gli schiavi, i condannati di questo mondo. Egli continua a suscitare tanti Mosè perché possano tracciare un cammino di libertà vincendo ogni rassegnazione. In verità Mosè continua a ricordarci, con la sua storia, che tutto è possibile a chi ha fede. Dio non appare esplicitamente nel racconto. Ma è lui che guida la storia degli uomini. Potremmo dire che è questo il Dio dell’esodo: guida i nostri passi senza mostrare il suo volto. Il suo volto e le sue parole si mostrano anche attraverso il volto e le parole di Mosè.