XVI del tempo ordinario
XVI del tempo ordinario
M Mons. Vincenzo Paglia
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Gen 18,1-10a; Sal 15 (14); Col 1,24-28; Lc 10,38-42 | Il Vangelo ci porta con Gesù a Betania nella casa di Marta e Maria. Sappiamo anche dal Vangelo di Giovanni che era un luogo caro a Gesù: vi sostava spesso, soprattutto quando si indurirono le dispute con i farisei e cresceva l'ostilità verso di lui. L'amicizia, l’accoglienza di quella famiglia lo aiutava, lo sosteneva. Così dovrebbe essere per tutte le case, per tutte le comunità dei discepo­li di Gesù, una indicazione preziosa anche per i nostri giorni, mentre vediamo crescere, vicino e lontano, diffidenze e respingimenti, conflitti e guerre così numerosi da dimenticarne la gran parte. La casa di Betania ci ricorda l’urgenza dell’accoglienza e dell’incontro. Una dimensione che affonda le radici anche nella Bibbia: basti pensare a quanto è avvenuto a Mamre, la cui vicenda la Liturgia di oggi accosta a quella evangelica.

Era l’ora più calda quel giorno a Mamre. Abramo al vedere i tre pellegrini corre loro incontro, si prostra fino a terra, e poi li accoglie per il pranzo. Quale distanza rispetto all’ostilità con cui oggi vengono fermati gli stranieri che traversano anch’essi il deserto o il mare bruciati dal sole per fuggire dalla guerra, dalla fame o dall’ingiustizia! E non incontrano né Abramo né i figli di Abramo che in fretta vanno loro incontro e preparano una mensa per accoglierli. Se c’è una fretta, è quella di sbarrare loro la strada, il prima possibile, sino ad ucciderli. La santa liturgia ci ricorda l’urgenza in questo tempo di tende di Abramo.

Il Vangelo spinge i discepoli a comprendere ancor più lo stile e il senso dell’accoglienza e dell’incontro. L’evangelista Luca – l’unico che riporta questo episodio - suggerisce che sia stata Marta ad accogliere in casa: “una donna di nome Marta lo ospitò”. Ed è lei che si impegna a preparare la tavola, anche in fretta. C’era anche sua sorella, Maria, in casa, continua l’evangelista, “la quale, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola”. Marta si lascia travolgere dai preparativi per la tavola, e ad un certo punto -, il testo sottolinea la sua agitazione fino all’affanno – Marta si indispettisce, non dice nulla alla sorella ma si rivolge a Gesù sino ad incolparlo perché non dice a Maria di aiutarla a servire: «Signore, non t’importa che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?» (v. 41). Povera Marta, aveva accolto Gesù, e aveva fatto bene, ma poi si è lasciata travolgere da se stessa sino a sentirsi abbandonata dalla sorella ed anche da Gesù. E, con affetto, viene corretta dal Maestro: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose. Ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno”. Gesù non condanna Marta per il suo attivismo, vuole invece farle comprendere il primato dell’ascolto della Parola di Dio. Tanto più che il gesto che Maria stava compiendo, era inconcepibile per l’epoca: le donne erano escluse dalla lettura della Torah. E l’evangelista sa bene che con questa scena propone un insegnamento innovativo: Maria, una donna, entra come discepola allo stesso modo degli apostoli. Ella mostra qual è l’identità del discepolo di Gesù. E’ una scenda da contemplare, da preservare, non da dissolvere per altri impegni. Il discepolo è colui che ascolto. Per questo Paolo potrà dire poi che la fede viene dall’ascolto. Ascoltare la Parola di Dio è la prima opera del discepolo, la sua prima postura: stare appunto ai piedi del Maestro e ascoltarlo senza perdere nessuna delle parole che escono dalla sua bocca. A Marta, che rischia di offuscare questo primato, Gesù le ricorda qual è la cosa essenziale: “di una cosa sola c’è bisogno”. Ed è irrinunciabile: l’ascolto. Maria l’ha scelto, non dice nulla, non fa nulla, sceglie la postura del discepolo. Gesù ci ripete: è la parte migliore, quella dell’ascolto, della preghiera che sta alla radice della vita cristiana, sia comunitaria che personale. Può venire il tempo in cui può essere difficile il fare, l’agire, il servire. Non può mai terminare l’ascolto. E’ all’ascolto che Gesù lega la vita eterna, come disse nel lungo discorso del capitolo 5 di Giovanni: “chi ascolta la mia parola…ha la vita eterna…ed è passato dalla morte alla vita”(Gv 5,24).

Prima Lettura ... | ...


Salmo Responsoriale

 


Seconda Lettura ... | ...


Vangelo ... | ...


Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

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