Sul Sinai, monte dell’alleanza
Sul Sinai, monte dell’alleanza
M Mons. Vincenzo Paglia
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Esodo 19,1-2.9-11.16-20b | Nel descrivere la consegna delle tavole della Legge, l’autore sacro mette in rilievo i sentimenti di timore suscitati tra gli israeliti dall’apparizione divina: «Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi… tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore». Tutto il popolo si fermò sotto il monte, mentre Mosè, salito sul monte, «parlava e Dio gli rispondeva con una voce». La fede, l’alleanza nasce in questo dialogo: Dio parla a Mosè. È la parola ciò che stabilisce il legame tra Dio e il popolo. Dio parla, la sua parola è trasmessa a Israele attraverso Mosè, il quale poi riferisce a Dio la risposta del popolo. La mediazione di Mosè è dunque fondamentale ed è in funzione della trasmissione di una parola che ha bisogno di chi la ascolti e la comunichi, perché altrimenti resta indeterminata, come un suono vuoto. Ma oltre la parola c’è anche il vedere, pur con tratti paradossali: Israele assiste a una manifestazione impressionante di fenomeni naturali, ma in realtà non vede Dio. Quella che in realtà è chiarissima è l’inaccessibilità di Dio. Egli è il santo, ossia il separato. Ci sono però i segni della sua presenza, della sua azione, della sua forza di cambiamento. Il suo volto resta inaccessibile, ma non lontano, non estraneo. Egli si rende presente tra gli uomini attraverso la sua Parola e i segni che rimandano alla sua presenza. Verrà il giorno in cui scenderà personalmente sulla terra, attraverso la sua Parola che prende carne, Gesù.