L’intercessione di Mosè
L’intercessione di Mosè
M Mons. Vincenzo Paglia
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Esodo 32,7-14 | Nel deserto, come nei momenti difficili della vita, è facile pensare che Dio sia lontano. La reazione istintiva è facile che sia come quella di Israele: farsi un proprio “dio”, che ci guidi e risponda ai nostri bisogni. È quasi paradossale quanto riesce a dire Israele davanti al vitello d’oro: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto». Quando non c’è più memoria di quel che il Signore ha fatto, tutto diventa opera di se stessi. Solo la memoria dell’agire di Dio nella propria vita rende possibile la risposta vera alle difficoltà della vita. Purtroppo, la concentrazione su di sé fa diventare di «dura cervice». Abbiamo bisogno dell’intercessione di un fratello o di una sorella, come Mosè, che preghi il Signore per noi. È il ministero di amore che si realizza nella Chiesa quando si prega gli uni per gli altri. In questa preghiera per tutta la Chiesa, per tutta la Comunità, svolgiamo un vero servizio sacerdotale. La preghiera comune sale verso il Signore e giunge al suo cuore, sino a farlo retrocedere dal suo giudizio di condanna, come è avvenuto in questa circostanza: «Si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo». La preghiera è una forza straordinaria nelle mani dei credenti, come più volte anche Gesù ha ricordato ai suoi discepoli: «In verità vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,19-20).

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Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia

 


Salmo Responsoriale

 


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