Lettura Ger 11,18-20 | Il Signore me lo ha manifestato e io l'ho saputo; mi ha fatto vedere i loro intrighi. E io, come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che tramavano contro di me, e dicevano: "Abbattiamo l'albero nel suo pieno vigore, strappiamolo dalla terra dei viventi; nessuno ricordi più il suo nome". Signore degli eserciti, giusto giudice, che provi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa.
Il commento di Monsignor Vincenzo Paglia
Geremia 11,18-20 | Il profeta Geremia fu chiamato da Dio, quand’era ancora giovane, con il compito di richiamare il popolo a ritornare al Signore. Il profeta non parla da se stesso e neppure dall’alto delle sue riflessioni. Egli interpreta la condizione del popolo con lo sguardo stesso che Dio ha sulla storia. La denuncia delle colpe di Israele e dei conseguenti tradimenti dell’alleanza, sono parte della profezia, che svela agli occhi del profeta ciò che dovrà dire a tutto il popolo. La predicazione del profeta, ovviamente, si potrebbe dire, suscita una forte opposizione. In effetti è quel che accade a tutti i profeti, di ieri e di oggi. Geremia viene odiato da molti per le sue parole. Oppresso dalla propria gente, vittima innocente, il profeta si paragona a un agnello mansueto che viene condotto al macello; un’immagine presente anche nel quarto canto del Servo sofferente (Is 53,7) e riferita al Messia che sarà anche lui perseguitato. Seppure prostrato dalle sofferenze, Geremia continua a presentare con fiducia la sua causa al Signore. Sa che Dio è un giudice giusto che «prova il cuore e la mente». Queste parole, attraverso l’esempio di Geremia, ci aiutano a comprendere la vicenda di Gesù. In lui vediamo tutti i profeti di ieri e di oggi che, nonostante l’opposizione del maligno, continuano a testimoniare l’amore e a predicare la pace anche a costo della loro vita.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 7
R. Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio.
Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio:
salvami da chi mi perseguita e liberami,
perché non mi sbrani come un leone,
dilaniandomi senza che alcuno mi liberi. R.
Giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza che è in me.
Cessi la cattiveria dei malvagi.
Rendi saldo il giusto,
tu che scruti mente e cuore, o Dio giusto. R.
Il mio scudo è in Dio:
egli salva i retti di cuore.
Dio è giudice giusto,
Dio si sdegna ogni giorno. R.
Vangelo Gv 7,40-53 | All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Costui è davvero il profeta!". Altri dicevano: "Costui è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?". E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto qui?". Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato così!". Ma i farisei replicarono loro: "Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!". Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?". Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!". E ciascuno tornò a casa sua.